QUARTA DOMENICA DI QUARESIMA – Anno A

Dopo l’acqua, la luce. Il racconto del cieco nato ruota attorno a due verbi – vedere e sapere – che poi sfociano alla fine in un terzo – credere – che rappresenta il vero frutto della luce.
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Dopo l’acqua, la luce. Il racconto del cieco nato ruota attorno a due verbi – vedere e sapere – che poi sfociano alla fine in un terzo – credere – che rappresenta il vero frutto della luce.
Continua a leggereLa risurrezione è semplicemente la vittoria già contenuta dentro l’amore e che esplode da dentro il sepolcro e si irradia come vita che non può più essere spenta da alcuna morte. La risurrezione si constata in una tomba vuota, dunque. Ma quel vuoto non è sufficiente. Può avere altre spiegazioni. Serve la pienezza di un incontro. Continua a leggere
«Francesco non ha una strategia comunicativa: è semplicemente se stesso. Perciò va marcato a vista». Sono parole che leggo sulla rivista Credere del 10 novembre 2013, e a pronunciarle è padre Antonio Spadaro, direttore di Civiltà Cattolica – che, a dire il vero, sembra essere proprio colui che maggiormente negli ultimi tempi ha guidato la strategia della comunicazione vaticana sui nuovi media (vedi i twitt del Papa). Sorprende questa affermazione – pur redatta nel genere letterario dell’intervista – da parte di una delle persone – gesuita pure lui – più vicine a papa Francesco. Sorprende alla luce anche della cancellazione sul sito della Santa Sede (http://www.vatican.va) – a partire da ieri, 15 novembre – del testo del colloquio tra papa Francesco e il fondatore del quotidiano Repubblica, Eugenio Scalfari. Continua a leggere
Gesù è risorto. La domanda che non ha più risposta è questa: «dove si trova Gesù?». Non ha senso farsi questa domanda, semplicemente perché Gesù non ha più un «dove», un indirizzo preciso e univoco. I due che avevano camminato insieme a lui sulla strada verso Emmaus – senza sapere che era lui… – lo portano a Gerusalemme dentro il loro cuore ardente, dopo che Egli si è fatto riconoscere nel gesto di spezzare il pane. Continua a leggere
«Credere e conoscere». S’intitola così il libro in cui dialogano Carlo Maria Martini e Ignazio Marino. Bisogna trovare il coraggio di cambiare quella congiunzione in un verbo: credere è conoscere. La fede non è un semplice surrogato della conoscenza vera, che scende in campo in menti deboli e su terreni sdrucciolevoli. No, la fede conosce, eccome, secondo quel famoso testo agostiniano, che dice così: «L’intelligenza è il frutto della fede. Non cercare dunque di capire per credere, ma credi per capire, poiché “se non credete, non capirete”». Chiosa Jean-Luc Marion: «Non si tratta di vedere, cioè di conoscere in modo “chiaro e distinto”, per credere sempre di più, ma, al contrario, di credere per essere in grado di vedere e comprendere». Continua a leggere
Maria di Magdala va al sepolcro «quando era ancora buio». È sola. A differenza degli altri racconti della risurrezione, che parlano di donne che vanno insieme di mattino per ungere il cadavere di Gesù, l’evangelista Giovanni ci ha già detto che tutto si è svolto dopo la deposizione dalla croce e prima della sepoltura. Continua a leggere