Don Agostino Clerici è l’autore di questo blog.
Nato a Rovellasca (Como) nel 1959, dottore in filosofia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano (1985), sacerdote della diocesi di Como dal 1991, giornalista dal 1983, è stato direttore responsabile de Il Settimanale della diocesi di Como (dal 1999 al 2011) e parroco di Ponzate (dal 2003 al 2018) e da ottobre 2013 è direttore del Centro Studi “Nicolò Rusca” (che si occupa dell’Archivio storico della diocesi di Como e della Biblioteca del Seminario Vescovile). Dal 2019 è collaboratore a Como della Comunità Pastorale “Santi della Carità”. La sua attività come scrittore data al 1989 quando iniziò a pubblicare alcuni saggi sul pensiero di Agostino di Ippona (La correzione fraterna in Sant’Agostino e Ama e fa’ quello che vuoi. Carità e verità nella predicazione di Sant’Agostino). Ha all’attivo numerose pubblicazioni nel campo della patristica e della spiritualità. Segnaliamo: Il Padre nostro commentato dai Padri della Chiesa (1994), Sant’Agostino. La Chiesa. Da Eva alla città di Dio (2000), Il tesoro nel campo. Chi trova cerca (2007), Lettera di Gesù Bambino (2007), L’essenziale è visibile (2008), Incontrare il Risorto (2010), «Che cosa cercate?» (2012), La nostra porta è le fede: Un percorso con i Padri della Chiesa (2013).
L’ultimo libretto di Natale pubblicato per i tipi de Il Settimanale della diocesi di Como s’intitola Sogni di un dormiglione pentito (2011). Nella nuova collana “Il granello di senape” ha pubblicato questi titoli: La porta della fede, per entrare… e per uscire (2013); Racconto di Natale (2013); Diventato uomo, rimasto uomo. Vita di Dio nella carne (2014); L’albero della vita. Un orizzonte di bellezza per l’uomo di oggi (2015); La notte in cui nacque Misericordia. Incroci di donne (2015); Il Piccolo Principe incontra Gesù. Dialogo al pozzo di Nazaret (2016); Che bello! Creazione e Incarnazione (2017); Non c’è posto Giuseppe. Il terzo segno (2019), Fuggì via nudo. Dal Getsemani al sepolcro (2021); La corsa del Sole. Natale tra passato e futuro (2022). È stato editorialista del Corriere di Como.
Vedi qui tutte le pubblicazioni.
Per contattare don Agostino, puoi usare la sua mail: agostino.clerici@gmail.com
Complimenti per il tuo blog
Bravo don Agostino nel riprendere subito questo tuo importante percorso. Buon cammino.
Che bello ritrovarti!
Forza Don!!!!
grazie Don per le bellissime omelie che ci regali!!! Quando c’è da riflettere.
e’ un piacere ritrovarla don Agostino, non sapevo di questo blog.
comperavo Il Settimanale quasi quasi solo per il corsivo…..
grazie per i suoi articoli e buon lavoro
Gentile don Agostino,
è proprio vero: l’essenziale è visibile…ma se mancano gli occhi?
Non Le pare sia fondamentale oggi chiedersi perché manchi così tanto la vista?
Un cordiale saluto.
Valem.
Caro Valem,
grazie. Io direi che non mancano gli occhi, ma che sono malati. Forse abbiamo bisogno di essere guariti, ma siccome crediamo di vederci bene, non accettiamo che Gesù si incarichi di sanare i nostri occhi. Egli lo dice in modo così chiaro ai farisei che si scandalizzano della ostinazione del cieco nato che si è trovato a vedere grazie a Gesù: «siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane».
Grazie ancora e continui a seguire il blog.
don Agostino
Soy de Argentina; me da mucho gusto en verdad haber dado con este blog. Estaba buscando a ciegas en internet algo sobre un libro tuyo que tengo entendido trae alguna reflexión en torno al Evangelio de Mateo, algo acerca de “encontrar y buscar”…no lo encontré aún, pero dí con este blog que me encantó.
Leer en italiano me hace ilusión, ya que sueño con conocer Italia alguna vez, así que primero lo intento en tu idioma y luego lo traduzco en la página para no perderme nada..jeje. Me encanta lo que he podido leer hasta ahora, me quedo un rato más leyendo. Vendré seguido por aquí.
Un gran saludo desde este otro lado del mar!
Analía
Grazie Analia per le tue parole che vengono dall’altro lato del mare e che mi fanno molto piacere!
Il libro che tu cerchi è la traduzione fatta in Spagna del mio volume “Il tesoro nel campo. Chi trova cerca”. Ecco gli estremi per trovarlo:
El tesoro en el campo. El que encuentra busca,(“Palabras de vida”, 1), Paulinas, Madrid 2009, pp. 114
don Agostino
Mi rifaccio alla trasmissione di questa sera su etv, don Agostino dalla conversione del cuore non si torna indietro non pensiamo che la gente crede perché vede ma ce bisogno Di infondere ancora della speranza ed il continuare a ribadire il rischio di un labile confine tra superstizione e religione mi permetta mi pare una scusante, e giusto avere un atteggiamento prudenziale ma anche Cristo, e nello scorso secolo pensiamo a padre pio non e stato creduto e mi creda che a maccio prima di rivelare quello che e accaduto sono passati anni lo dimostra il riserbo conservato dal messaggero .
Ci si avvicina al vangelo a volte anche grazie a questo, la fede non nasce dal miracolo ma lo stesso ne e a complemento, la presenza di dio nell uomo a volte prende corpo proprio attraverso esperienze mistiche che la rafforzano.
Non tutti nascono saggi, non tutti comprendono la forza del vangelo, siamo umili servitori don Agostino e questa umiltà sta nell accettare che a volte le vie del signore si aprono davanti a noi nel piu semplice dei modi , e se dopo 10 anni qualcuno forse ne ha ritenuto opportuno darne conoscenza ad altri e renderli partecipi dovrebbe essere visto come un dono da condividere . Maccio e’ molto vicino alla sua residenza si prenda un momento di pausa ed entri nel santuario uno di questi giorni.
Raffaella Lavagnino
Complimenti il tuo blog e per i suoi articoli!
Silvana, Mimmo, Giulia.
Rovellasca
Halloween. Ho letto il suo commento sul Corriere di Como di oggi. Ieri sera alla radio ho sentito altri commenti al riguardo ed è stato anche detto un una trasmissione radiofonica da Don Leonardo Pompei che la Festa di Ognissanti è stata spostata dalla Chiesa al 1 Novembre per contrastare questa celebrazione pagana.
Corrisponde a verità quanto riferito dalla trasmissione radiofonica?
La ringrazio in anticipo
L’affermazione di don Leonardo corrisponde al vero, ma va contestualizzata. La ricorrenza del Capodanno celtico cadeva il 1° novembre ed era una festa radicata nella civiltà contadina dei paesi anglosassoni, in quanto segnava il passaggio dalla stagione dei lavori nei campi alla stagione del riposo. Questo spiega perché venisse celebrata ancora all’inizio del Medioevo. Fu l’episcopato franco a istituire la festa di Ognissanti il 1° novembre con lo scopo di cristianizzare la ricorrenza di origine celtica (siamo nell’VIII secolo). A Roma si celebrava una festa che assomiglia a quella di Tutti i Santi il 13 maggio a ricordo della dedicazione del tempio pagano del Pantheon a basilica intitolata alla Vergine Maria e a tutti i martiri (avvenuta nel 610). Solo gradatamente la festa del 13 maggio venne sostituita in tutto l’Occidente dalla festa del 1° novembre, resa obbligatoria solo nel 1475. Come si può vedere – e la cosa vale in un certo senso anche per il Natale – i cristiani costruiscono il loro calendario cercando di sostituire e talvolta valorizzare feste già presenti, innestando però una novità dirompente connessa alla persona di Gesù Cristo, Dio fatto uomo. Non c’è nulla di strano in questa dinamica. Il problema è che l’Halloween americana che si celebra da noi ha perduto ogni significato religioso, mantenendo solo uno sfondo di paganesimo e di banale spiritismo: è semplicemente un carnevale d’autunno, dai colori macabri e dalla valenza unicamente commerciale. Cioè: non si tratta di un ritorno dell’antica valenza religiosa del Capodanno celtico, così come la festa dei Santi ha poco a che fare – se non la coincidenza della data – con il contenuto dell’antica festa celtica. Semmai non è escluso che il fenomeno commerciale di Halloween sia da qualcuno sfruttato come grimaldello di scristianizzazione, anche se mi pare, invece, certo che il suo successo è un segnale abbastanza evidente che i primi a scristianizzarsi (in un certo senso) sono i cristiani stessi, così poco preoccupati delle proprie tradizioni e dei propri valori e così facilmente propensi a celebrare una ricorrenza insensata.