La luce degli occhi e la luce della fede

QUARTA DOMENICA DI QUARESIMA – Anno A

Lago Crespeina – Foto AC

Dopo l’acqua, la luce. Il racconto del cieco nato ruota attorno a due verbi – vedere e sapere – che poi sfociano alla fine in un terzo – credere – che rappresenta il vero frutto della luce.

Tutto nasce dal vedere di Gesù: «passando vide un uomo cieco dalla nascita». Se ne accorge (si direbbe che gli altri si sono abituati e non lo vedono più!) e la sua reazione non è farsi domande inutili sul legame tra cecità e peccato, ma donare la luce – la luce degli occhi – a quell’uomo tagliato fuori dal mondo di cui egli è la luce. Ma c’è vedere e vedere.

Nel racconto compaiono personaggi testardi che, nel mezzo di questa esplosione di luce che dona la vista al cieco, tengono gli occhi chiusi e non riconoscono l’evidenza e, anzi, l’ammazzano con un mucchio di domande. Il vedere vero si dimostra anche un ottimo sapere: il cieco sa, sa l’essenziale che vede, mentre i farisei non sanno, perché non vogliono vedere, tanto che si espongono addirittura alla pungente ironia del cieco: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi». Quel vedere, che si dimostra grande alleato del sapere l’essenziale – «una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo» – è il fondamento del credere che spunta alla fine del racconto – «Credo, Signore!» -. Il vedere con la luce degli occhi si trasforma nel vedere con la luce del cuore, la fede. Dall’altra parte resta l’ostinato buio di chi dice di vedere, ma in realtà non vede, non sa, non crede.

Eccolo il nostro percorso quaresimale di oggi. Anche a noi capita spesso di trovarci nella condizione di chi crede già di sapere tutto e non nutre più alcun desiderio di luce. Accade così che gli occhi del corpo smettono di vedere e la fede si spegne gradatamente in un torpore quotidiano, una sorta di abitudine che non regala più nessuna scossa salutare. Abbiamo finito con il credere a tutto – comprese le stupidaggini più colossali e irrazionali – ma non crediamo più a Gesù, al Vangelo e alla sua forza illuminante. «Siamo ciechi anche noi?». Noi, vedenti e illuminati con il battesimo sin dalla nascita, siamo ciechi. C’è da sperare che Gesù, passando, ci veda.

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2 thoughts on “La luce degli occhi e la luce della fede

  1. La luce degli occhi e la luce della fede. «Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo» dice il cieco con grande semplicità e questo fatto, come scrive don Agostino, “è il fondamento del credere che spunta alla fine del racconto”. Noi siamo bombardati dalla comunicazione, che ci propina anche molte stupidaggini; facciamo invece fatica a leggere il Vangelo. Stiamo divenendo ciechi…

  2. Poter vedere, saper vedere. Accogliere la luce come un dono, una salvezza totale, una liberazione; uscire senza rimpianti dalla tana che preserva. La luce di Cristo spazza il buio da ogni angolo, la verità ci consegna nudi a noi stessi, ma ci rende sicuri e fiduciosi perché amati malgrado tutto. Essere cristiani vuol dire avete gli occhi, lo sguardo di Dio, cambiare il punto di vista a partire dal cuore.

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