VENTISEIESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno C
Possibile che l’evangelista Luca si sia dimenticato il nome di quell’uomo ricco, vestito bene e impegnato a divertirsi da mattina a sera? Ci informa che il mendicante si chiamava Lazzaro, ma non ci dice come si chiamava il ricco. Nessuna dimenticanza. Siamo di fronte ad uno dei paradossi della parabola, una traccia per comprenderla. Infatti, il nome è importante, dice tutta la dignità di una persona. Ebbene, quell’uomo è senza nome perché la sua logica di vita è senza dignità, ed è per questo che la sua esistenza terrena è destinata al fallimento eterno, all’inferno. Si badi bene: non perché ricco, mentre Lazzaro è povero, perché altrimenti il Vangelo proporrebbe a sua volta una logica perversa in cui è necessario essere indigenti e coperti di piaghe per guadagnare il paradiso; ma perché quel ricco ha usato male della sua agiatezza (per dirla con le parole di Gesù ascoltate domenica scorsa: non ha usato della sua iniqua ricchezza per procurarsi l’amicizia di Lazzaro), è diventato schiavo dei suoi beni e totalmente insensibile alle necessità del prossimo. Continua a leggere →
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