QUINTA DOMENICA DI QUARESIMA – Anno A

Nel crescendo dei segni compiuti da Gesù, dopo l’acqua e la luce non poteva che esserci la vita. Non è una cosa che abbiamo, la vita, ma è tutto ciò che siamo: la morte ci fa paura, perché senza la vita nulla è più possibile.
Questo radicamento nella vita è anche il motivo più profondo del nostro attaccarci alla speranza che la morte non può far piombare nel nulla la nostra vita. Come il nulla, da solo, non può generare la realtà, così questa realtà non può finire nel nulla. Ce lo diciamo, ma nessuno torna indietro dalla tomba. Quindi, il dolore per la morte di un fratello e di un amico getta nello sconforto e nel pianto, e deve essere stato un dono immenso quello che Gesù fece a Marta, Maria e Lazzaro di riprendere tra di loro quella relazione vitale, che era stata spezzata dalla morte.
Noi spesso, ascoltando questo racconto, ci fermiamo qui e ci piacerebbe che quel miracolo si ripetesse davanti alle nostre tombe. Invece, la risurrezione di Lazzaro è solo una tappa. La risurrezione che ci deve interessare è quella di Gesù, e la nostra risurrezione è come quella di Gesù, non come quella di Lazzaro. Gesù quel giorno fece risorgere Lazzaro tirandolo fuori dal sepolcro, ma – come disse a Marta – egli è la risurrezione e la vita. Lazzaro era solo momentaneamente tornato indietro alla vita di prima, Gesù sarà il primo ad andare avanti nella pienezza della vita. Lazzaro dovrà morire ancora, Gesù è la vita che non ha più fine e fa entrare anche noi in questa vita.
L’episodio di Betania – che conduce molti Giudei a credere in Gesù – in verità è la goccia che fa traboccare il vaso dell’ostilità verso di lui. Decidono di ucciderlo. Gesù resuscita Lazzaro ma di lì a pochi giorni muore facendo dono della sua vita. Egli non si salva dalla morte, ma ci salva nella morte. Il vero problema non è la morte, che non è affatto evitabile per nessuno di noi. Ciò che interessa a Gesù è la vita, il modo in cui viviamo. Trattenere la vita è già perderla, prima ancora di morire. L’unico modo di viverla veramente è donarla. E Gesù si offre come esempio: la sua vita è dono sino alla morte e la sua morte è per la vita.
La morte di Lazzaro e la vita di Gesù. Scrive don Agostino con lucidità: “Il vero problema non è la morte, che non è affatto evitabile per nessuno di noi. Ciò che interessa a Gesù è la vita, il modo in cui viviamo.” A volte abbiamo paura di invecchiare, vorremmo quasi fermare gli anni che invece scorrono come l’acqua. Non possiamo trattenere la vita, anzi dobbiamo cercare di donarla. A Lazzaro poverino è accaduto di morire due volte; Gesù è il vero esempio per noi: la sua morte è per la vita!