L’attesa del Dio degli istanti

Vedi il video con la meditazione di don Agostino cliccando qui

(Foto AC) Autunno sul Sassolungo

«Adesso la nostra salvezza è più vicina di quando diventammo credenti». Lo scriveva Paolo alla comunità cristiana di Roma. Queste parole mi suscitano tre atteggiamenti che generano altrettante domande.

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Tornare indietro a ringraziare

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(Foto AC) Plan de Frea e i bastioni del Gruppo del Sella

L’ingratitudine di nove su dieci lebbrosi guariti ha una motivazione burocratica: c’era una complicata procedura di attestazione della loro guarigione, e non si poteva ancora farla online, per cui devono andare al tempio di Gerusalemme a presentarsi ai sacerdoti, e non hanno tempo da perdere.

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La salvezza, i mattoncini, ad uno ad uno

Eriofori ( © Foto AC )

«Salvezza» è una parola in cui è facile inciampare oggi, pur in contesti diversi tra loro. La sento spesso al telegiornale, quando parlano di «salvataggio». Sono contento quando sento che alpinisti o escursionisti sono stati salvati da guide che hanno magari rischiato la loro vita.

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L’acqua e il «vino bello»

Arnica (Foto AC)

Ciò che è avvenuto a Cana di Galilea è il terzo evento della Epifania, dopo l’adorazione dei Magi e il battesimo nel Giordano. Tre avvenimenti della vita di Gesù da tenere insieme e che manifestano la sua persona e la sua missione.

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Uno sguardo d’amore

(Foto AC)

Al centro del vangelo non c’è una parola di Gesù ma un suo sguardo, uno sguardo d’amore che si fissa su un uomo. Gesù ama il tale che gli è corso incontro e si è gettato in ginocchio davanti a lui, riconoscendolo come «maestro buono».

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Cercare, trovare, credere

Marmotta che gusta il pane (Foto AC)

Cercare, trovare. Due verbi per un solo movimento che caratterizza tutta la nostra vita. Gesù stesso non si sottrae a questa dinamica umana. L’immagine che ci offre l’evangelista è inverosimile: una folla sulle barche intenta ad attraversare il mare.

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Ipocrisia. No, grazie!

Autunno in alta Gardena (Foto AC)

Gesù non sopporta l’ipocrisia. Dimentichiamo per un attimo che essa è un difetto dei farisei, altrimenti possiamo pensare che Gesù sia polemico con loro e che, quindi, questa pagina evangelica riguardi… gli altri.

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Gerico, luogo di incroci

TRENTUNESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno C

Foto AC – Daunei

Quello che accade a Gerico è l’incrociarsi di due movimenti di ricerca, di due sguardi: l’uno, quello di Zaccheo, che si è nascosto nel fogliame di un albero, perché è piccolo e forse solo curioso, vuole vedere Gesù senza essere visto da lui; l’altro, quello di Gesù, che non solo vede Zaccheo, ma vuole guardarlo in volto, e per questo lo invita a scendere perché ha deciso di invitarsi a casa sua.

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La battaglia dentro di noi

TRENTESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno C

Foto AC – Larici nel cielo autunnale

La logica della contrapposizione non ci aiuta a cogliere il messaggio della parabola. Forse faremmo bene a partire da una constatazione: i due personaggi convivono in noi come due atteggiamenti entrambi possibili.

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Guarigione e salvezza

VENTOTTESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno C

Foto AC – Colori dell’autunno

Se dovessimo trarre dal Vangelo odierno una indicazione statistica, dovremmo dire che il 90% sono ingrati. In realtà nove lebbrosi guariti su dieci sono impegnati nella complicata procedura di attestazione della loro guarigione: devono andare al tempio di Gerusalemme a presentarsi ai sacerdoti, e non hanno tempo da perdere.

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