EPIFANIA DEL SIGNORE

Tra i protagonisti del Natale c’è anche una stella. È il segno dei Magi, un segno muto, che però li mette in movimento e li porta da Erode da cui ricevono la destinazione del loro viaggio.
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Tra i protagonisti del Natale c’è anche una stella. È il segno dei Magi, un segno muto, che però li mette in movimento e li porta da Erode da cui ricevono la destinazione del loro viaggio.
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Dei Magi mi colpisce soprattutto il coraggio, la costanza nell’inseguire la luce di una stella. È vero, essi sono convinti che la stella sia solo un segno. Ciò che cercano è un significato. Cercare un senso nella vita è ciò che ci rende veramente uomini.
Continua a leggereVENTISETTESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno B

Per comprendere la parola di Gesù sul matrimonio, che riprende e rilancia il quadro contenuto nel secondo capitolo della Genesi (vedi la prima lettura), bisogna accogliere il regno di Dio come lo accoglie un bambino. È un’immagine molto famosa, che è stata rivestita di sentimentalismo e svuotata del suo autentico significato.
Continua a leggereVENTICINQUESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno B

«Insegnava… Essi però non capivano». Allora Gesù aggiunge un gesto alle parole: prende un bambino, lo mette in mezzo e lo abbraccia. Il gesto serve a spiegare le parole che ha appena detto: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».
Continua a leggereNATALE DEL SIGNORE
Mi son detto: come è possibile che sia ancora Natale? E la risposta è una sola ed è sempre la stessa: Dio si fa vicino, è Lui che si fa vicino. Natale non arriva perché ce lo siamo meritato o ne abbiamo avuto bisogno. È Dio che ha bisogno di entrare nella nostra storia, di prendere un corpo in mezzo a noi. Natale, carissimi, è una sua decisione, non è una nostra festa. È ancora Natale anche quest’anno, perché Lui vuole farsi vicino. Continua a leggere
DICIASSETTESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno C
Bisogna essere onesti: l’ultima parte del Vangelo appena ascoltato fa sorgere immediatamente in noi un’obiezione. «Chiedete e vi sarà dato», dice Gesù. Se avete chiesto un pane, non vi verrà data una pietra, proprio come fa un padre con il proprio figlio. Eppure l’esperienza ci mette a contatto con tante preghiere che sembrano inascoltate. Continua a leggere
VENTICINQUESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno B
Gesù e i discepoli camminano insieme. Ma l’unità tra di loro è solo apparente. Quando giungono a Cafarnao, ancora una volta viene a galla la loro incomprensione del destino che Gesù va annunciando. Egli parla di un destino di rifiuto, morte e risurrezione. Essi discutono su chi tra loro fosse il più grande. Proviamo ad immaginare come si sia sviluppata concretamente questa discussione. Pietro poteva vantare l’elogio di Gesù dopo la professione di fede («Tu sei la roccia»!), Giacomo il maggiore era parente di Gesù, Giovanni era il discepolo più amato, Giuda teneva la cassa, e così via. Continua a leggere
Corriere di Como, 9 gennaio 2018
Ed eccola, la pubblicità delle feste. La regia è di Pupi Avati, e sia: può darsi che cinematograficamente sia anche ben fatta. La location è perfetta per i giorni in cui si spende e si mangia di più lungo l’anno: un supermercato. E non è nemmeno fuori tema, perché Natale – nonostante in tanti se ne siano dimenticati – è la festa di una nascita. Continua a leggere
NATALE DEL SIGNORE
Siamo abituati a sentirne tante di notizie, e spesso sono notizie cattive. Il televisore ha sostituito gli angeli, e sputa ogni secondo le sue sentenze e le sue banalità. Oggi vogliamo riaccendere gli angeli e spegnere il televisore, per ascoltare, stupiti, l’annuncio del Natale: «Ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi nella città di Davide è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». Che notizia di gioia! Per noi, per tutti noi, è nato Qualcuno che ci salva. Continua a leggere
VENTICINQUESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno B
Il gesto segnaletico di Gesù è tenere un bambino in mezzo e abbracciarlo. Noi rischiamo di essere investiti da un moto di romanticismo, quando ascoltiamo nel vangelo questo episodio. Eppure, lo scopo di Gesù è un altro. Egli si identifica con quel bambino, chiede il nostro abbraccio come gesto di accoglienza. Il bambino è immagine eloquente dell’«ultimo di tutti» che, però, diventa «il primo» nella misura in cui è accolto. Continua a leggere