È Natale: Dio non si basta…

NATALE DEL SIGNORE

Mi son detto: come è possibile che sia ancora Natale? E la risposta è una sola ed è sempre la stessa: Dio si fa vicino, è Lui che si fa vicino. Natale non arriva perché ce lo siamo meritato o ne abbiamo avuto bisogno. È Dio che ha bisogno di entrare nella nostra storia, di prendere un corpo in mezzo a noi. Natale, carissimi, è una sua decisione, non è una nostra festa. È ancora Natale anche quest’anno, perché Lui vuole farsi vicino. Dovrei dirlo così: Dio non si basta e ti viene a cercare, e ci viene a cercare. Non è una ricerca spirituale, interiore, la sua: mi cerca con un corpo che entra in relazione con me, con il mio corpo. Il corpo di Dio: se non lo avesse deciso lui di prendere un corpo, non mi sarei sognato di attribuirgliene uno. Ebbene, di Dio noi continuiamo ad avere una immagine spirituale – nel senso di una realtà dematerializzata, una sorta di fantasma – e Natale arriva ogni anno per farci cambiare idea, ma noi siamo testardi e continuiamo a pensarlo etereo e impalpabile. Quindi, ce lo ripetiamo oggi: Dio si è fatto vicino a noi, prendendo un corpo in mezzo a noi.

Quando Dio ha mandato il suo angelo a proporre a Maria il suo disegno, non gli ha prospettato un modulo di adesione a un progetto, ma una gravidanza. Non voleva prendere un posto nel panorama intellettuale dell’umanità, non voleva essere inserito tra le dottrine, le filosofie e nemmeno tra le religioni. Non voleva essere un concetto, un’idea, un teorema. No, voleva prendere un corpo di uomo in mezzo agli uomini e alle donne. Il corpo di Dio è il corpo di Gesù. I pastori quando arrivano a Betlemme vedono un bambino avvolto in fasce e adagiato in una mangiatoia, hanno una visione corporea di quello che è stato annunciato loro come il Salvatore, come il Signore.

Dovrei dire questa cosa in un modo che la renda possibile anche oggi a me, a te, a noi: il corpo di Dio è il corpo dell’altro. L’altro è il luogo in cui io vivo. Se Dio ha un corpo ed è il corpo di un altro, allora non basta più che io cerchi di raggiungere Dio con una bella riflessione interiore, nemmeno con una lunga preghiera personale: tutto rischia di essere un perfetto monologo, se non si apre al corpo dell’altro, al corpo di Dio che è rimasto impresso nell’altro. E l’altro è proprio l’altro. Mio marito, mia moglie, i miei figli, i miei parenti, gli amici, ma anche l’altro in cui inciampo, l’altro che non scelgo, che mi è antipatico o addirittura nemico, l’altro il cui corpo magari non è proprio profumato, l’altro che non voglio incontrare ma che mi viene incontro e con cui devo entrare in relazione. La mia fede cristiana ha un corpo ed è il corpo dell’altro.

Non posso sfuggire a questa che è una scelta di Dio. Non posso entrare in casa la sera e rinunciare a entrare in relazione con gli altri e chiudermi nel mio mondo perché avrò pur diritto alla mia privacy. Siccome esiste il Natale, siccome Dio ha preso un corpo ed è il corpo dell’altro, non si tratta di semplice scortesia, è un problema di fede, ne va della mia fede cristiana, perché il corpo dell’altro è il luogo della mia fede. Non posso girare la faccia quando incontro il corpo del povero, quando qualcuno piange davanti a me, quando so che l’altro soffre. Va contro la mia fede cristiana, non è una semplice sgarberia. Se Dio non si basta e mi viene incontro e si fa vicino a me, come posso io bastare a me stesso e chiudermi all’incontro con l’altro e non farmi vicino a lui?

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