VENTIQUATTRESMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno B
Attorno al Corno Gries verso il Griessee (Foto AC)
Ecco una curiosa storia di rimproveri: Pietro rimprovera Gesù e Gesù rimprovera Pietro. Al centro c’è l’identità di Gesù. Chi è questo predicatore itinerante che insegna e guarisce?
Il discorso del pane è terminato. Un discorso ardito, pieno di paradossi, portatore di una novità inaspettata. «Questa parola è dura!», dicono molti che pure hanno ascoltato Gesù. E tornano indietro. Si direbbe il gesto di chi, siccome non ha capito e non intravede alcun futuro lungo la nuova strada intrapresa, si rifugia nel suo passato comodo e rassicurante. Tornare indietro spesso è una decisione saggia, che ci salva la vita: penso a quando, arrivati sotto la vetta tanto agognata, dopo un lungo cammino magari su un ripido ghiaione, è necessario tornare indietro perché le mutate condizioni del tempo rendono rischioso il proseguire. Rinunciare talvolta è l’unico modo che ci resta per tenere ancora vivo il desiderio.
Ma qui il tornare indietro di molti discepoli ha un’altra origine: si direbbe il frutto di un calcolo intellettuale. Non ho capito. Ho tirato la riga e il risultato è con il segno meno. I conti non tornano, insomma, e si torna indietro. Quando riduciamo la vita ad un capire, succede spesso che finiamo alla sbarra del non capire e non si può proseguire oltre.
Pensiamo ad un bicchiere. Il suo scopo è ricevere, capire, infatti si dice che è capiente. Immaginiamo che l’acqua sia finita quasi tutta fuori dal bicchiere, sul tavolo, e che solo poche gocce siano entrate nel bicchiere. Se la vita è riempire il bicchiere – se la vita è capire – allora il bicchiere quasi vuoto ne decreta il fallimento. Ma la vita non si misura mai con il centimetro, ed è sempre pericoloso tirare le righe.
Guardiamo Pietro. Egli non torna indietro, insieme a pochi altri, i Dodici. Hanno forse capito? No, affatto. Il bicchiere di Pietro non è certo traboccante, anzi è quasi vuoto. Ma egli non se ne cura, non lo guarda, non lo misura. Egli vede la sua vita tutta in relazione con Gesù e pensa se stesso non come un bicchiere vuoto ma come un bicchiere che deve essere riempito. Per questo l’unica cosa che gli preme è tenersi vicina la brocca colma d’acqua inesauribile di Gesù – è questa che egli chiama «vita eterna». Il discepolo che torna indietro non è solo un bicchiere vuoto, ma si allontana dalla brocca che può riempirlo.
VENTITREESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno C
Foto AC
Che succede se, in una stanza completamente buia, chi ti sta di fianco ti allunga un paio di occhiali… per vederci meglio? Succede che servono a poco se non a nulla, così come in questa pagina evangelica sembrano essere fuori tema le due parabole che Gesù racconta, dopo aver enunciato alla folla le regole esigenti, non solo per andare con lui, ma per seguirlo veramente.
Gesù è molto esigente nel dettare le regole per appartenere al gruppo che lo segue nel suo cammino verso Gerusalemme. Ci sono gli entusiasti: «Ti seguirò dovunque tu vada». Sembrerebbero i migliori, i più motivati. In realtà Gesù non va «dovunque» ma in un posto ben preciso, e la libertà di cui il discepolo gode è diversa dalla libertà dell’entusiasta.
Dopo la folla e dopo i giudei, sulla scena con Gesù al termine del lungo discorso del pane ora ci sono i discepoli. Chi sono? Alcuni – anzi, molti – che, avendo cominciato ad ascoltarlo, avevano preso a seguirlo per sentirlo ancora e per comprendere meglio.
«Questo è un piccolo passo per un uomo, ma un balzo enorme per l’umanità». Così disse l’astronauta Neil Armstrong che per primo pose piede sulla Luna. Il “balzo” di Bartimeo, il cieco del vangelo di oggi, fu sicuramente altrettanto piccolo, ancora più normale perché fatto sulla Terra, ma la sua fede fu grande, e fu la sua fede a salvarlo, anche se fu Gesù a ridonargli la vista, come egli stesso gli aveva chiesto. Continua a leggere →
La prima sensazione che abbiamo dopo aver ascoltato le parole di Gesù è che egli sia infastidito dalla folla numerosa che andava con lui, che dubiti della sincerità di quel seguire. Non è infastidito, ma vuole mettere le cose in chiaro. Si spiegano bene, allora, le due parabole, che sembrano fuori tema rispetto alle parole di Gesù: «Bada che devi rinunciare a tutti i tuoi averi per essere mio discepolo, bada che devi amarmi di più di quanto ami le persone della tua famiglia, di quanto ami la tua stessa vita!». Le due parabole – quella della torre e quella della guerra – descrivono un percorso che è poi quello della vita umana. Continua a leggere →
Alla vigilia del Triduo Pasquale, la liturgia provocatoriamente ci propone la figura di Giuda. Lo ha fatto ieri e anche lunedì con due brani del vangelo di Giovanni. Oggi ritorna in argomento con un passo del vangelo di Matteo. E fermiamoci, allora, a riflettere su questo Giuda così bistrattato dalla tradizione cristiana, tanto da assurgere a simbolo stesso del male. Continua a leggere →