TRENTESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno B
«Questo è un piccolo passo per un uomo, ma un balzo enorme per l’umanità». Così disse l’astronauta Neil Armstrong che per primo pose piede sulla Luna. Il “balzo” di Bartimeo, il cieco del vangelo di oggi, fu sicuramente altrettanto piccolo, ancora più normale perché fatto sulla Terra, ma la sua fede fu grande, e fu la sua fede a salvarlo, anche se fu Gesù a ridonargli la vista, come egli stesso gli aveva chiesto. Abbandonare il mantello per uno che viveva sulla strada, cieco e quindi in balia di tutti, era un gesto che diceva tutta la fiducia in ciò che Gesù poteva fare. Lui soltanto aveva intuito – non visto, certo – chi era Gesù. Tutti gli altri stavano con lui sulla strada, ma sembravano preoccupati di altro. Tanto è vero che alla fine egli lo segue su quella strada. Non una strada qualunque. La strada costituisce un po’ la cornice di questo racconto. È la strada che da Gerico va a Gerusalemme, in cui, in senso opposto, è ambientata anche la famosa parabola del buon samaritano («un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico…»). Su quella strada s’incammina Gesù insieme ai discepoli e a molta folla. Una scena d’apoteosi? Sembra, ma non dimentichiamoci che si va a Gerusalemme. Gesù ha chiarito che cosa gli succederà nella città santa, tre volte ha annunciato la sua passione e resurrezione. Dopo il terzo annuncio della passione, l’incomprensione ha raggiunto l’apice: Giacomo e Giovanni gli hanno richiesto un posto di gloria (è il vangelo di domenica scorsa). Ora s’incammina. Non è solo. Ci sono i discepoli. C’è molta folla. È come se il dramma dell’annuncio della passione venga per il momento dissolto in una compagnia umana: Gesù è seguito dai discepoli e da molta gente. No, il testo di Marco non ci dice che la folla lo seguiva, si limita a dire che è insieme a Gesù, sulla stessa strada. Altro è andare insieme a Gesù, altro seguirlo: c’è differenza.
Sì, perché l’attenzione si sposta dalla cornice al quadro vero e proprio: un uomo, un cieco, un mendicante, uno che se ne sta seduto, che non segue perché non può seguire, e nemmeno s’accompagna a Gesù perché non può vederlo. Ma è lì, sulla strada, cieco, a mendicare. Ad una prima impressione, Bartimeo, uomo cieco e seduto, sembra proprio il contrario del discepolo che segue. Non è adatto alla causa di Gesù uno che non può seguirlo perché nemmeno lo vede!
Così devono aver pensato coloro che s’affannano a sgridarlo: «Non disturbare il Maestro, non puoi essergli utile, guarda quanta gente va con lui, non può pensare a te». Lo sgridano, e lui grida più forte: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Perché grida quest’uomo cieco e mendicante? Perché la cecità non gli ha impedito di sentire Gesù. Si direbbe che i molti vedenti lì presenti, autosufficienti, in piedi sulla strada, non abbiano sentito quello che invece sente questo cieco. Ha bisogno di Gesù, lo chiama per nome (Gesù), lo riconosce come Messia (figlio di Davide), si riconosce peccatore (abbi pietà di me). È questa una contraddizione che ritorna spesso nei Vangeli: chi è cieco vede, chi vede è cieco.
Questa pagina evangelica non ci è stata proposta per risvegliare in noi un gusto del miracolistico. C’erano molti ciechi in Palestina al tempo di Gesù, mentre Gesù passava: tanti, la maggioranza, lo sono rimasti. Gesù non è venuto per guarire tutti coloro che fisicamente non ci vedono, così come non è venuto per guarire tutti coloro che non camminano, non parlano, non sentono o soffrono di qualche grave malattia. Questo Vangelo ci raggiunge nella nostra pretesa autosufficienza, di gente credente, sicura, arrivata. Per metterci salutarmente in crisi. Per domandarci se per caso noi non facciamo parte di una folla anonima che si trova ad essere sulla stessa strada di Gesù, ma senza essere suoi discepoli. Gente che si accompagna al Cristo senza seguirlo. Forse anche dentro di noi c’è un Bartimeo che grida la sua fede e noi continuamente lo sgridiamo, vogliamo farlo tacere. Non sia così. Lasciamo che prenda il sopravvento, che balzi in piedi e getti via il mantello con cui proteggiamo la nostra vita, per mettersi davanti a Gesù con gli occhi rinnovati dalla fede che salva. Un piccolo passo, certo, ma un balzo enorme anche per la nostra umanità.