TREDICESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno C

Gesù è molto esigente nel dettare le regole per appartenere al gruppo che lo segue nel suo cammino verso Gerusalemme. Ci sono gli entusiasti: «Ti seguirò dovunque tu vada». Sembrerebbero i migliori, i più motivati. In realtà Gesù non va «dovunque» ma in un posto ben preciso, e la libertà di cui il discepolo gode è diversa dalla libertà dell’entusiasta.
Spesso Gesù lo si segue stando sempre nello stesso posto, in un tran tran quotidiano che non soddisfa affatto i picchi dell’entusiasmo.
Ci sono poi i nostalgici, quelli che hanno un passato a cui sono particolarmente legati e che invece devono in qualche modo seppellire. Ora, le radici sono importanti ma rischiano di tenerci fermi come piante secolari che ondeggiano la chioma sempre nello stesso posto. La nostalgia per un discepolo è pericolosa, perché rischia di imbrigliare la fantasia e la creatività.
Ci sono anche i sentimentali, gli emotivi, i quali sono portatori di una ricchezza affettiva e grandi esperti di relazioni. Seguendo Gesù, non si perde questo mondo delle persone con cui si è stretto un legame, ma è come se esso debba essere governato dallo sguardo di chi mette mano all’aratro e deve guardare avanti per scavare un solco dritto. I sentimenti e le emozioni, sia chiaro, possono aiutare a mettere a fuoco la realtà, ma bisogna stare attenti che non diventino come lenti che la sfuocano e non ci fanno vedere bene l’obiettivo. Gesù è esigente, ma non è intransigente.
Si direbbe che le tre categorie di discepoli se le ritrova anche tra i Dodici: Pietro, ad esempio, è sicuramente un entusiasta eppure lui per primo nel momento decisivo avrà paura di manifestare la sua appartenenza al gruppo di Gesù. Lo scopo di Gesù non è scoraggiare, ma far capire che ad essere discepoli s’impara stando con lui. Non sappiamo che cosa abbiano fatto i tre personaggi che hanno incrociato Gesù lungo la strada. Mi piace pensare che l’abbiano seguito, con i loro difetti ma portando anche la loro ricchezza umana. È così anche per noi: rimanendo nel gruppo di Gesù, imparare ad essere discepoli giorno per giorno.
Scuola di sequela. Gesù non è un vagabondo: ha una meta ben precisa che è la croce, qui significata da Gerusalemme. Seguirlo vuol dire firmare una cambiale in bianco perché nessuno di noi può sapere in anticipo che modalità assumerà la croce nella propria vita. Molto spesso è una fedeltà consumata in un ambito ristretto e poco gratificante; un sì balbettato che però costa, ma quanto costa.
Scrive don Agostino: “Gesù è molto esigente nel dettare le regole per appartenere al gruppo che lo segue nel suo cammino verso Gerusalemme.” Così noi, per essere discepoli di Gesù, dobbiamo imparare ad esserlo giorno per giorno (sia che siamo entusiasti, nostalgici oppure emotivi). Noi siamo delle creature con tanti e tanti limiti, ma Gesù conosce ed accetta i nostri difetti se, nel seguirlo, portiamo tutta la nostra ricchezza umana…