La pazienza, arte di chi attende

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Verso lo Sciliar (Foto AC)

Giovanni e Gesù hanno la stessa età. Hanno avuto un incontro misterioso mentre erano nel grembo delle loro madri, poi una trentina d’anni più tardi, da adulti, le loro vite si sono incrociate al fiume Giordano, il Battista e il Figlio prediletto.

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Isaia, Giovanni e Maria

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(Foto AC) Le tre Cime di Lavaredo. Tre testimoni come Isaia,Giovanni Battista e Maria

Ho voluto unire in un’unica riflessione la seconda domenica di Avvento e la solennità mariana che la segue immediatamente.

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Compagnia del buon ladrone

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(Foto AC)

Devo ammettere che il nome di questa solennità mi pare ispirato ad una realtà che non c’è più. Intuisco cioè una comprensione sbagliata da parte di quella piccola porzione del popolo di Dio che è ancora interessata a queste cose.

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Tre segnali lungo il sentiero del Fine

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Il regalo di una amica che cammina sui sentieri della val di Blenio rivestiti dall’autunno…

Gesù sguscia via come un’anguilla dalla nostra presa che cerca di trasformarlo in un profeta della fine del mondo. È vero, egli fa riferimento ad avvenimenti drammatici della nostra storia – guerre, rivoluzioni, terremoti, carestie, pestilenze e persecuzioni, incomprensioni, tradimenti – ma essi si trovano in ogni epoca e poi comunque «non è subito la fine».

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Festa del nostro «essere cattolici»

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Foto SIR Siciliani (2007). Una famiglia in Piazza San Giovanni in Laterano davanti alla Basilica.

Prima di spiegare la strana festa di oggi – la dedicazione di una basilica – butto là la mia domanda volutamente provocatoria: è possibile una Chiesa senza chiese? Se ascoltiamo le parole di Gesù alla samaritana, ci verrebbe da rispondere affermativamente: «Viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre…» (Gv 4,21).

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Camicia bianca e straccio

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(Foto AC) La vista sul lago di Lucano. In fondo la Piana di Magadino. In primo piano Ascona

Ancora una parabola. Con il linguaggio parabolico di Gesù, avverto ancora di più il rischio che il suo universo simbolico sia poco comprensibile per l’uomo di oggi. Ad esempio, «fariseo» e «pubblicano» sono due categorie sociali che non esistono più, ma noi ci ostiniamo ad ascoltare la parabola, cercando di incastrare l’insegnamento vitale di Gesù in un contesto che è morto. Così possiamo pensare che noi nella parabola non ci siamo.

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Un amore instancabile e “fastidioso”

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(Foto AC) Capri: i Faraglioni.

Sappiamo che Dio ama nascondersi nei personaggi delle parabole di Gesù. Saremmo disposti a giurare che lui in questa parabola non c’è. E sbagliamo. Il giudice insensibile, scorbutico e ateo rappresenta Dio.

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Tornare indietro a ringraziare

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(Foto AC) Plan de Frea e i bastioni del Gruppo del Sella

L’ingratitudine di nove su dieci lebbrosi guariti ha una motivazione burocratica: c’era una complicata procedura di attestazione della loro guarigione, e non si poteva ancora farla online, per cui devono andare al tempio di Gerusalemme a presentarsi ai sacerdoti, e non hanno tempo da perdere.

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Inutili perché servi di un Altro

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(Foto AC)

Dire «siamo servi inutili» (secondo alcune traduzioni: «siamo semplicemente servi») ci costa una grande fatica, soprattutto in un mondo in cui l’autostima è un valore unanimemente perseguito. Pronunciarlo dopo aver magari svolto il nostro compito scrupolosamente è ancora più difficile.

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Inferno e paradiso, questione di sguardo

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Panorama dalla Töira (Pizzo Rossetto) – Foto AC

La parabola del ricco cattivo e il povero Lazzaro sembra invitare a leggere la storia secondo la «legge del contrappasso». Abramo stesso insinua che ci sarebbe una linea netta di demarcazione tra la vita terrena e la vita eterna: se si sono ricevuti mali nella prima si è consolati nella seconda, se si sono ricevuti beni si è tormentati.

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