«Terrenità» ed eternità

TRENTADUESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno C

La storiella della “vedova ammazzamariti”, che viene raccontata a Gesù da alcuni sadducei, è sicuramente inventata e serve solo come pezza giustificativa a questo gruppo di sacerdoti aristocratici per dimostrare l’impossibilità della risurrezione della carne. Siccome non è possibile risolvere il problema della appartenenza coniugale di quella donna – l’hanno avuta in sette! – allora tutto deve risolversi nell’aldiquà e non è affatto necessario che Dio risusciti il corpo. Già, tutto deve risolversi nella vita terrena, eppure sulla bocca di questi saccenti non v’è nemmeno una parola per narrare il dolore di quella donna, considerata tra l’altro alla stregua di un oggetto posseduto da sette uomini, uno solo dei quali dovrebbe esserne il marito nell’aldilà. Ho detto che la storia è sicuramente inventata, ma la volgare insensibilità di questi sadducei, purtroppo, è reale.

E riguarda la vita di quaggiù, il modo di guardare all’unione coniugale come ad un contratto di compravendita in cui ci sono uomini che prendono moglie, in cui la discendenza è un diritto da esercitare ad ogni costo. Oggi, qualcuno potrebbe suggerire una bella inseminazione artificiale della donna, omologa o eterologa, così da garantire scientificamente il risultato. Già, il figlio ridotto ad un diritto, ad un risultato di laboratorio. E anche le nostre storielle moderne finirebbero con un quesito: ma di chi è veramente figlio quel “prodotto del grembo”? Del padre naturale o dell’uomo che ha donato il suo seme? Della madre naturale o della madre che ha prestato il suo utero? Insomma, siamo pronti a giudicare questi sadducei come dei rozzi maschilisti, ma non ci accorgiamo che la nostra società ha storielle ben più imbarazzanti di quella della “vedova ammazzamariti”, e sono storielle che talvolta sono anche vere!

Gesù risponde alla provocazione. E, come sempre, rivoluziona la prospettiva. Intanto, parla di uomini che prendono moglie e di donne che prendono marito: c’è un’uguaglianza di fondo nel rapporto coniugale, che non annulla certo le differenze, ma le integra in una unione fondata sull’amore e sull’accoglienza e non sul possesso e sull’egoismo. La disinvoltura di prendere e lasciare, che caratterizza oggi un certo modo di intendere e vivere l’unione tra l’uomo e la donna, assomiglia molto alla mentalità oggettivistica dei sadducei. Il fatto che oggi possano farlo, paritariamente, sia gli uomini che le donne peggiora la situazione: non è concedendo la parità dell’errore che si raggiunge la verità! Gesù è convinto, e lo dice, che il matrimonio sia una comunione di amore in cui l’attività sessuale – in vista anche della procreazione – è una parte importante, ma non unica. E anch’essa deve essere vissuta in modo pienamente umano, senza dimenticare però l’esito della vita eterna.

Gesù, insomma, ribalta la prospettiva dei sadducei. Essi pretendono di leggere la vita eterna alla luce della vita terrena, quasi come ne fosse una copia migliorata. Gesù, invece, invita a vivere quaggiù già tenendo conto del destino di eternità che ci aspetta. Ed evitando due errori che spesso commettiamo.

Il primo errore è quello di considerare la vita terrena come una vita dimezzata, da vivere con il freno a mano tirato, come una provvisorietà in cui non impegnare totalmente la propria energia e la propria passione.

Il secondo errore è quello di immaginare l’eternità come una condizione disumanizzata, una sorta di vita angelica, eterea, in cui ci muoveremo come fantasmi disincarnati.

La risurrezione dei corpi dice, invece, che l’eternità porta con sé la nostra “terrenità”, naturalmente purificata dall’incontro con Dio. Il tessuto dell’eternità sarà costituito dai fili d’amore che avremo intrecciato sulla terra. Il matrimonio stesso – che è un luogo ed un tempo prezioso per intrecciare l’amore sulla terra – lascerà quaggiù il suo involucro di struttura sociale, ma porterà lassù tutto l’amore che è stato in grado di costruire quaggiù. Mi piace molto concludere con un brano tratto da una lettera scritta da un sacerdote: «Dio non ha creato il Paradiso. Ha soltanto creato l’uomo e la donna come esseri capaci di amare, così che, amando, creassero il Paradiso. Il Cielo lo costruiamo noi, con ogni atto di amore, perché ogni attimo di amore contiene tutto e costruisce il Paradiso».

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