I Magi e la stella

EPIFANIA DEL SIGNORE

L’Epifania ci offre ogni anno il racconto dei Magi. Forse il viaggio più importante di tutta la storia, all’origine del quale c’è una stella. I Magi, quando da oriente giungono a Gerusalemme, domandano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella, e siamo venuti ad adorarlo». L’ipotesi più attendibile circa questa stella è che si tratti di una congiunzione (cioè un allineamento nel cielo) dei pianeti Giove e Saturno: essa è particolarmente luminosa e si verificò per ben tre volte proprio negli anni – dall’8 al 6 a.C. – in cui sarebbe nato Gesù. Secondo il sistema astrologico dei Persiani, Giove era simbolo di un re e di un Dio, mentre Saturno rappresentava il popolo ebraico e il suo Messia. Si spiegherebbe così perché quella straordinaria congiunzione dei due pianeti nella costellazione dei Pesci – simbolo della casa di Israele e di un’era di pace – fece muovere dalle loro terre i Magi, cioè astrologi dediti all’osservazione e all’interpretazione dei segni celesti, e li fece muovere verso Gerusalemme. A questi dati offerti dall’astrologia si aggiungeva anche la profezia biblica di Balaam riportata nel libro dei Numeri: «Una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele». C’è da notare che anche Balaam è un mago: era stato chiamato per maledire Israele, e invece inaspettatamente si mise a benedirlo.

Insomma, la storia dei Magi è segnata da una stella. Che cosa può significare questo nel racconto che ce ne offre Matteo? Significa che non è stato un cieco slancio emotivo a portare i Magi a Gerusalemme, ma una ricerca razionale fondata sulle loro conoscenze dei movimenti celesti. Quando la stella appare, è la ragione che interpreta quel segno naturale e mette in cammino i Magi. Ma poi la stella scompare, e la ricerca sembra naufragare nel mistero. Un razionalista puro sarebbe tornato indietro. I Magi evidentemente non lo sono, sono uomini del desiderio, e il desiderio non si ferma di fronte al mistero. Va oltre. Cerca la strada giusta per quel momento. Ha scritto Gustave Thibon: «Il mistero non è un muro contro cui l’intelligenza si infrange, ma un oceano dove l’intelligenza si perde». Serve una zattera per attraversare questo mare: è la fede. Quando la stella scompare, è la fede che dà ai Magi la forza per continuare il viaggio. La Parola di Dio illumina quel cammino che era cominciato sul terreno della ragione, e regala nuova linfa al cammino, che può quindi riprendere. Si comprende la loro grandissima gioia nel rivedere la stella. Che non è più quella di prima, o meglio: è la stessa, ma la sua luce si è come rafforzata, perché la fede non è un salto nel buio, non è un tradimento delle esigenze del pensiero, anzi aggiunge una gioia tutta particolare alla ricerca. I Magi sperimentano l’unione di una ragione fiduciosa con una fede ragionevole, ed è questo felice connubio che li porta ad incontrare quel Re che, però, è pure Bambino, e quindi è capace di scombussolare le loro attese. Erano partiti sulla scorta della ragione per trovare un Re, e invece la fede li porta da un Bambino, ma è proprio Lui il Re che quel segno celeste preannunciava.

Che cosa ci insegna questo racconto con il simbolo della stella in esso contenuto? Intanto insegna che dobbiamo, come cristiani, difendere dall’impoverimento attuale sia la fede che la ragione. Chi pensa poco e male, sarà anche un cattivo credente. E chi crede in modo debole e approssimativo, sarà ugualmente debole e poco incisivo nell’uso della ragione. Giovanni Paolo II nell’enciclica Fides et ratio ha messo in guardia proprio da questo reciproco impoverimento delle ali – così ha definito la fede e la ragione – «con le quali lo spirito umano si innalza verso la contemplazione della verità». Ma la vicenda dei Magi dice anche qualcosa di più personale a ciascuno di noi, che rischiamo di vivere un cristianesimo sedentario, ingessato, chiuso, incapace di testimoniare la luce della fede con le parole della ragione. L’Epifania viene ogni anno a svegliarlo. A svegliarci, a renderci più coraggiosi nel rapporto con le persone che ci stanno vicino e che magari sono lontane dalla fede: dobbiamo imparare l’arte di partire da quei segni naturali e umani che disseminano la loro vita – la stella – per condurle nel viaggio affascinante verso Gesù – la Luce.

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