Educazione e preghiera

SANTA FAMIGLIA DI GESÙ MARIA E GIUSEPPE – Anno A

La pagina evangelica ci propone ancora una volta la figura di Giuseppe, uomo di Dio aperto al sogno, ma soprattutto uomo che al sogno fa seguire azioni che corrispondono perfettamente alla volontà di Dio. Per due volte torna l’invito «Prendi con te il bambino e sua madre», e per due volte Giuseppe «si alzò, prese il bambino e sua madre». Quella di Giuseppe è una obbedienza attenta e docile che mette al centro il bambino e sua madre. Non dice nemmeno una parola, ma agisce con prontezza, nella notte stessa, senza aspettare il mattino. E così scopriamo un Giuseppe, che è sì l’uomo avvertito in sogno, l’uomo che nel sonno riceve il dono del consiglio, ma è pure l’uomo che si alza e prende con sé la sua famiglia, è l’uomo che ha il suo centro fuori di sé. Giuseppe è uomo natalizio per eccellenza, è uomo proteso su quell’«altro» che ha il volto di un bambino e della sua mamma: per la loro custodia è disposto a tutto. Possiamo dirlo: ci troviamo di fronte ad un papà vero, ad un marito esemplare. Ed ecco perché la Chiesa ce lo propone in questa festa della Santa Famiglia, aiutandoci a riflettere sul Natale proiettato dentro le nostre case, nelle nostre famiglie. È questo un tempo propizio, perché sono giorni in cui la scuola ed il lavoro allentano la loro presa sul nostro vissuto quotidiano e ci ritroviamo così regalato un tempo per coltivare maggiormente le gioie degli affetti familiari. Se non lo buttiamo via e se non schiviamo la fatica che ogni vera gioia necessariamente domanda, ci ritroveremo tutti più ricchi, custoditi a vicenda e benedetti.

Una prima riflessione riguarda l’educazione. Vien da pensare che Giuseppe e Maria erano comunque due genitori fortunati perché il loro bambino era il figlio di Dio. Eppure non fu loro risparmiato l’esilio con quella fuga in Egitto per sottrarsi all’odio omicida di Erode. E quel bambino era un bambino come tutti gli altri, che, per crescere, aveva bisogno di un papà e di una mamma non solo nelle cose materiali, ma anche nelle cose spirituali. Ebbene, dove imparò Gesù la sua disponibilità a fare la volontà di Dio? Da sua madre e da suo padre. Se Gesù cresceva nell’obbedienza a Dio, è perché aveva in suo padre Giuseppe l’esempio di uno che fa fino in fondo la volontà di Dio, uno che agisce secondo la parola del Signore. Uno così è l’immagine umana più bella che ci possa essere di Dio. Anche Gesù, che pure era Dio, dovette specchiarsi nel modo di agire del suo papà terreno, e imitarlo, crescendo giorno per giorno come uomo che si affida al Padre celeste. L’educazione è questa cinghia di trasmissione dei valori fatta con gli ingranaggi concreti della vita quotidiana. Spesso la si riduce a parole da dire, invece sono cose da fare, sono atteggiamenti da assumere, talvolta con coraggio perché si tratta di andare un po’ controcorrente rispetto al modo di procedere del mondo.

E qui vorrei accennare ad una seconda riflessione. La Santa Famiglia di Nazaret non fu risparmiata dalle difficoltà che ogni famiglia umana incontra, eppure in essa regnava l’amore, l’amare e il lasciarsi amare. Dove sta il segreto di tanta armonia interiore? Nella presenza tangibile di Dio. Gesù è al centro! Certo, in quella casa lo era fisicamente, come un bambino che ha bisogno di tutto per crescere, eppure tutto dona ai suoi genitori. Anche nelle nostre famiglie Dio continua a nascondersi nei bambini e lì dobbiamo continuamente trovarlo, abbracciarlo, onorarlo e servirlo. Ma Dio si nasconde nell’amore dialogante tra marito e moglie, in quel tempo – prezioso anche se piccolo – strappato alle mille occupazioni e che si dedica insieme alla preghiera. Solo la preghiera mette davvero Dio al centro.

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