DOMENICA DI PASQUA
La Pasqua comincia con una donna, Maria di Magdala, che va a piangere una persona cara che non c’è più. Non corre: la sua è l’andatura tipica di chi va al cimitero. Ma poi la Pasqua prosegue in modo imprevisto: «vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro». Se c’è una cosa che per la mentalità umana è ferma, sicura e resta sempre al suo posto, questa è proprio la pietra che copre una tomba. Se anche questa pietra si muove, allora davvero ogni cosa è sconvolta.Ecco allora una possibile definizione della Pasqua: è il disordine che s’impadronisce di un cimitero, luogo per definizione ordinato. Anche il volto di Maria di Magdala, prima così ordinato, diventa un miscuglio disordinato di sentimenti: timore, gioia, speranza… La Pasqua è un avvenimento che getta scompiglio in tutto. Maria di Magdala adesso corre. Il passo è decisamente diverso da quello con cui era andata al cimitero. Ora corre via da quel cimitero che ha smesso di esserlo perché il morto non c’è più. «Corse e andò da Simon Pietro… Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo, e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due…». Corrono tutti ormai. Che sia successa una disgrazia? Sì, è avvenuto un duello, e uno dei due contendenti ha avuto la peggio. «Morte e vita si sono affrontate in un prodigioso duello» (sequenza di Pasqua) e alla morte è successa una disgrazia. La situazione si è completamente ribaltata: la Morte ha dato un taglio alla Vita, appena tre giorni fa’, e sembrava che fosse la dominatrice incontrastata; invece adesso scopriamo che la Vita ha dato un taglio alla Morte, e ha liberato tutta la sua energia. «Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa».
Non so come noi oggi siamo venuti in chiesa. Se con il passo della Maddalena, quello che va al cimitero. O se con la corsa di Simon Pietro e dell’altro discepolo. Una cosa sola è certa: non c’è qui nessun cadavere da imbalsamare, il funerale l’abbiamo già celebrato, ma ora le cose sono radicalmente cambiate. C’è un sepolcro vuoto. Mi direte: non basta! Un sepolcro vuoto non è la Speranza. Anche Maria si convince soltanto che «hanno portato via il Signore», non che è risorto! Vero, la Speranza è Lui vivo, e il sepolcro vuoto è solo un segnale che obbliga a cambiare direzione. Il sepolcro pieno poteva anche essere un punto di arrivo. Il sepolcro vuoto è necessariamente un punto di partenza. Se anche siamo venuti qui in chiesa oggi con il passo ordinato di chi viene a celebrare una ricorrenza annuale o ad espletare un obbligo religioso – «almeno a Pasqua!» – ebbene, ciò che conta ora è il passo disordinato che vogliamo assumere nel tornare alle nostre case e alla nostre faccende.
Scriveva don Primo Mazzolari: «I morti hanno bisogno di pietà, il vivente di audacia». Se la Pasqua è cominciata con l’aria da funerale di Maria di Magdala, può continuare solo con la nostra audacia nel testimoniare ad un mondo distratto – di cui facciamo parte, sia ben chiaro – che il destino di Colui che ci ha amato sino alla fine non è stata la corruzione della tomba, ma la gloria della risurrezione.
Potreste dirmi: hai ragione, ma vogliamo vederlo questo Gesù risorto! Avete ragione, il Cristo risorto è dappertutto: nella comunità cristiana qui riunita, nella sua Parola che ci viene annunciata, nel dono sublime dell’Eucaristia, in ogni uomo che soffre povertà, violenza e ingiustizia. È in ogni gesto di amore che tenti di essere sino alla fine, come quello di Gesù. Chi tra di noi ha avuto in questi giorni la grazia e il coraggio di seguirlo nel Cenacolo, e poi nel Getsemani sino al Calvario, sa che Gesù ha fatto ciò che ha promesso: alla luce della Croce le parole pronunciate nell’ultima cena sono vere, e ora, alla luce della Risurrezione, quelle parole si verificano, diventano una Presenza di cui facciamo memoria qui, ogni domenica.
Vieni e vedi! Vieni e mangia! L’audacia che la Pasqua ci chiede si genera da questo incontro domenicale, perché senza l’alimento della Parola di Dio e del Pane eucaristico, l’annuncio della Pasqua resta quello di un sepolcro trovato vuoto. Solo noi, con la nostra vita audacemente cristiana, possiamo continuare a rendere contemporaneo l’amore del Risorto.