EPIFANIA DEL SIGNORE
La vicenda dei Magi ci coglie sempre quando le feste finiscono. Non sappiamo quando giunsero a Betlemme, ma Gesù compare con sua madre in una casa e non più nella stalla. 05Il segno non è più una mangiatoia per animali, ma sembra essere la stella spuntata nel cielo e fermatasi sopra la casa. I Magi inseguono una stella e la «gioia grandissima» annunciata dall’angelo ai pastori essi la provarono «al vedere la stella». Sembra. In realtà, però, i Magi adorano il bambino. La stella è stata solo un segnale, l’indirizzo della Luce. Se i pastori si limitarono ad andare e a trovare come era stato detto loro, i Magi davanti a Gesù si prostrano e lo adorano. Arrivano tardi, ma compiono il gesto più profondo, quello che gli stessi doni – oro, incenso e mirra – poi confermano ulteriormente. Adorano un bambino in braccio a sua madre.
Il gesto dell’adorare – come dice l’etimologia della parola stessa – consisteva nel portare la mano sinistra alla bocca, baciandola, e poi agitandola verso la persona o la cosa che si intendeva onorare. Nel frattempo la mano destra giungeva a toccarla, mentre con il corpo ci si inchinava leggermente. Era come se si desiderasse baciarla e portarla vicina alla propria bocca, ma troppo era il rispetto che si nutriva per lei. Nell’adorare, come si può capire, c’è il desiderio di mangiare colui che si onora. Se è vero, dunque, che la mangiatoia di Betlemme è scomparsa, Gesù continua ad essere il Bambino divino che si vorrebbe mangiare, talmente è bello, talmente è grande il mistero che Egli rivela agli uomini.
I Magi, dunque, si affidarono a una stella? Erano gli antenati dei nostri astrologi, che in questi giorni di inizio d’anno fanno un po’ di soldi propinandoci improbabili oroscopi? Affatto. La stella dei Magi ha tutt’altro significato e valore, detta solamente l’indirizzo di una Luce che va raggiunta con i propri piedi. Rappresenta la gioia, il sollievo, la tranquillità che nasce dal sapere che non sei abbandonato a te stesso, perché c’è Qualcuno che ti indica la strada da seguire. Sei felice se avverti di non essere abbandonato al tuo destino, ma di essere guidato.
Magi e pastori – i chiamati a Betlemme – sono uomini diversissimi tra loro che hanno, però, in comune il cielo e la disponibilità a scrutarlo. Sanno guardare in alto e ricevono così istruzioni preziose per camminare qui in basso! Mentre chi tiene incollati mente, occhi e cuore alla terra, credendo in tal modo di essere nelle migliori condizioni per vivere, si autocondanna ad una vita piatta e senza senso.
Ora, c’è un aspetto fondamentale di questa segnaletica cristiana, che la differenzia da qualunque forma di astrologia. Ed è questa: sia l’angelo che la stella sono «in alto» e possono essere scorti soltanto da chi alza lo sguardo verso il cielo. Ma sia l’angelo che la stella rimandano ad un viaggio terrestre, da fare con i propri piedi, e conducono ad un Segno divino che sta in terra e fa restare in terra. Cioè: la segnaletica cristiana non sfugge alla logica della responsabilità personale. È bello sapere di essere figli amati di un Dio che ci tratta da persone adulte. Non adulte, perché autonome. Ma adulte, perché capaci di coniugare la grazia dentro la vita. Non ci fa mancare l’aiuto, solo che alziamo gli occhi. Ma poi dall’alto ci viene non un aiuto a… volare e a saltare magicamente le difficoltà (come fa invece l’astrologia, rinchiudendo la vita in un sogno), ma un aiuto a camminare con le nostre gambe.
Questo, carissimi, è il messaggio più bello della solennità dell’Epifania, posta dalla Madre Chiesa a suggello delle feste di Natale. È un invito a camminare, totalmente rinnovati dalla bella notizia della nascita di Cristo, Dio-con-noi. E infatti, nel racconto evangelico dei Magi, la parte più importante – quella più misteriosa, ma anche quella che si apre al futuro – è svelata nell’ultimo versetto: «Per un’altra strada fecero ritorno al loro paese». Se è stato Natale, la strada deve essere un’altra, non può essere la stessa di prima. O meglio: i luoghi saranno gli stessi – il lavoro, la scuola, la famiglia, gli amici… – ma un’altra è l’energia che ci anima. È come se quel gesto così intenso – adorare – che i Magi ci hanno insegnato, debba essere continuamente compiuto nella fatica dei giorni feriali.