Il dono della fortezza

DOMENICA DI PENTECOSTE – Anno C

Gruppo del Sassolungo dall'Alpe di SiusiDi fronte allo Spirito Santo siamo spesso tentati di domandarci chi è veramente la terza persona della Santissima Trinità. La bellissima Sequenza di Pentecoste, invece, per dirci chi è lo Spirito Santo, ci mostra che cosa fa. Egli è l’Amore in azione, con le mani dentro la pasta della nostra umanità. Se domenica scorsa, solennità dell’Ascensione, ci è stato mostrato Gesù Risorto, il Figlio, seduto alla destra del Padre, ebbene, lo Spirito Santo è Dio… in piedi, ora e qui in mezzo a noi.

E com’è l’Amore di Dio quando è in piedi in mezzo a noi? Egli è innanzitutto «padre dei poveri». Il che significa che davanti all’Amore si può stare solo da figli e da poveri, ovvero come persone disponibili a riceverlo. Come creature siamo stati pensati così: capaci di dare amore, dopo averlo ricevuto. Nascere significa essenzialmente essere radicalmente amati: non ci siamo ed ecco, in un istante, ci siamo. Crescere, soprattutto nei primi mesi e anni di vita, significa dipendere totalmente da coloro che ci amano: ci siamo e ci formiamo lentamente e abbiamo bisogno di tutto. E anche quando nella nostra vita sboccia la capacità di donare amore, essa può divenire attiva solo se, nello stesso momento in cui desideriamo dare, siamo disposti ancora a ricevere. Solo se rimaniamo figli, diveniamo amanti. Solo se restiamo poveri, il dono dell’amore che facciamo all’altro arricchisce anche noi. Ecco perché lo Spirito di Dio è perennemente all’azione come «padre dei poveri».

È poi «luce dei cuori». L’amore è l’unica realtà in grado di leggere dentro il cuore dell’uomo, andando oltre la superficie di ciò che si vede. Solo Dio sa leggere che cosa c’è dentro ogni uomo, e, perciò, solo Lui è capace di giudizio pieno. L’amore è una vera partecipazione a questa qualità di Dio che intus legit, legge dentro. Chi ama, sa che è così. E chi ama, quindi, è la persona maggiormente capace di gioire e di soffrire. Sbaglia chi pensa che lo Spirito, donandosi come amore che getta luce nei cuori, sia fonte solo di gioia. Egli dona anche la sofferenza, che è parte integrante di un amore autentico e profondo.

«Consolatore perfetto» è lo Spirito. L’amore è consolazione perfetta, perché chi ama è chiamato a stare tenacemente a fianco dell’amato. Questo è il senso del termine greco «paraclito» con cui comunemente invochiamo lo Spirito: è chiamato a stare vicino, è ad-vocatus, ma non in un senso freddamente giudiziario, in qualità di difensore d’ufficio stabilito dall’alto, ma come «ospite dolce dell’anima». L’amore fa sì che si possa in un certo senso dimorare dentro la persona amata. Dio fa così e lo fa con dolcezza. E lo Spirito ci dona la forza di essere vicini come dal di dentro, condividendo in forza dell’amore e non semplicemente in ragione di un ruolo o di un comando.

Da questo punto di vista si spiegano le bellissime invocazioni della Sequenza affinché lo Spirito entri nell’intimo dei cuori con una presenza che tiene conto della diversità delle situazioni. L’amore è così, è capace di adattarsi pur di esserci: «nella fatica riposo, nella calura riparo, nel pianto conforto». Non solo. Lo Spirito Santo come opera efficace di Dio in piedi in mezzo a noi è un amore che «lava ciò che è sordido, bagna ciò che è arido, sana ciò che sanguina, piega ciò che è rigido, scalda ciò che è gelido, drizza ciò ch’è sviato». L’amore è concreto, non è sempre indolore. La sua dolcezza sa anche levigare.

Abbiamo bisogno tutti del dono dello Spirito. Dei doni dello Spirito Santo su cui in questo tempo pasquale abbiamo cercato di riflettere. L’ultimo di essi è forse il più decisivo, finché siamo pellegrini sulla terra: è il dono della fortezza. «Senza la tua forza – abbiamo detto – nulla è nell’uomo, nulla senza colpa». La fortezza è il dono del coraggio di partire, di riprendere il cammino con tenacia dopo ogni caduta, di portare a termine le decisioni prese. È curioso che uno dei sette doni dello Spirito abbia lo stesso nome di una delle quattro virtù cardinali. È un modo per ricordarci che la vita è sempre un grande gioco di grazia e libertà. Senza la forza che viene dall’amore di Dio è impossibile evitare la colpa, ma tutto resta comunque affidato all’impegno personale. Dice sant’Agostino: «Colui che ti ha creato senza di te, non ti salverà senza di te!». Lo Spirito Santo è proprio Amore: è energia donata per camminare!

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