PRIMA DOMENICA DI AVVENTO – Anno C
Quando siamo invitati a partecipare ad una festa importante – come può essere un matrimonio, un ricevimento importante, ecc. – ci vestiamo bene, anzi spesso è l’occasione adatta per farsi un vestito nuovo: è un segno che esprime esteriormente la felicità che abbiamo in cuore. Con il linguaggio di oggi, si dice: rinnovare il nostro «look». Ma già san Paolo parlava della necessità di rivestirci dell’«abito nuovo» che è Gesù Cristo in persona. È Lui il «look» sempre fresco e nuovo che illumina la vita di ogni cristiano! Ora, con questa domenica – prima del tempo di Avvento che ci prepara al Natale – inizia un nuovo anno di vita cristiana. È l’occasione propizia per cominciare a confezionare… un vestito nuovo!
Apriamo, allora, quest’oggi una nostra «sartoria cristiana» e la prima operazione da compiere è quella di procurarci le stoffe per il vestito. Ora, nel linguaggio cristiano, le stoffe per il vestito – cioè: il materiale essenziale per condurre una vita cristiana – hanno un nome preciso. Si chiamano virtù. San Tommaso usa un termine latino che ci richiama proprio l’immagine del vestito: habitus. Se non possediamo le stoffe giuste, difficilmente riusciremo a confezionare questo vestito nuovo.
Tra le virtù, si distinguono le tre virtù teologali – fede, speranza, carità – e le quattro virtù cardinali – prudenza, giustizia, fortezza e temperanza – . Ce le ricordiamo ancora? Se le abbiamo messe in soffitta, è il momento per andare a riprenderle, perché – vi assicuro – senza di esse non si costruisce un’autentica vita cristiana. Senza queste stoffe, niente vestito!
Oggi, cominciamo ad acquistare la prima stoffa: la speranza.
A venderci questa stoffa è un profeta, Geremia. I profeti sono quelle particolari persone che Dio chiama in mezzo al suo popolo proprio per suscitare la speranza. I profeti sono uomini e donne che vivono con passione il presente e in questo modo spalancano lo sguardo sul futuro: «Ecco, verranno giorni – sono le parole che Dio pronuncia per bocca di Geremia – nei quali io realizzerò le promesse di bene che ho fatto alla casa di Israele e alla casa di Giuda». La speranza è una virtù teologale, ovvero il suo oggetto è Dio stesso. Ecco perché, se vogliamo essere uomini e donne della speranza, dobbiamo imparare a sperare in Qualcuno e non a desiderare qualcosa: le cose, anche le più belle, passano; Dio, come il Qualcuno in cui si spera, resta e non passa mai. Teniamolo presente mentre ci prepariamo a fare Natale: anche quest’anno è Natale, solo perché viene Gesù, il Figlio di Dio che pianta la sua tenda in mezzo alle nostre case. Fare Natale significa sperare in Lui che viene e non passa mai! Stiamo attenti a due atteggiamenti che contraddicono la speranza:
- la disperazione, che nasce dall’aver deciso che Dio ci ha abbandonati, e ci lascia soli, e non vuole più perdonarci i nostri peccati. Attenti a non pensare mai queste cose, perché esse portano alla disperazione…
- la presunzione, che nasce, invece, dall’aver deciso che bastano le mie forze a raggiungere la salvezza, o che, comunque, la misericordia di Dio è talmente grande da sanare anche il mio disimpegno. Il presuntuoso non spera più in Dio, perché crede di averlo in pugno…
Mi direte: disperazione e presunzione sono atteggiamenti limite, da cui siamo lontani. Lo spero proprio! Comunque, stiamo in guardia: cedere al malumore, al nervosismo, all’amarezza, alla sfiducia, alla rabbia… sono tutti segni di mancanza di speranza che, alla lunga, possono creare un solco profondo nel nostro cuore e aprire le porte alla disperazione.
Ma che cosa significa concretamente acquistare la stoffa della speranza? Che cosa significa essere persone di speranza? Quali sono i segni della vera speranza? È segno di vera speranza non perdersi d’animo nelle prove della vita. Nei momenti di difficoltà con gli altri e con se stessi è segno di vera speranza saper vedere la Provvidenza di Dio che ci viene incontro e ci suggerisce il modo migliore di comportarci; e sarà anche utile chiedere consiglio a persone di fiducia, quando si è in difficoltà, perché pensare di fare da soli è la porta aperta sulla presunzione!