Temperanza

SECONDA DOMENICA DI AVVENTO – Anno C

Verso ChelenalpDomenica scorsa abbiamo acquistato dal profeta Geremia la prima stoffa per il nostro vestito nuovo: la speranza, virtù teologale. Oggi facciamo il secondo acquisto da un altro profeta, Giovanni Battista, il più grande di tutti. Egli ci vende la stoffa della temperanza, una delle quattro virtù cardinali.

Giovanni è il tipico personaggio dell’Avvento. Egli è una freccia perennemente rivolta a Gesù che viene. La sua parola è: «Preparate la via del Signore». Dobbiamo ascoltarlo, perché il Signore è vicino, e dobbiamo prepararci ad accoglierlo. Giovanni dà anche un’indicazione concreta circa il modo di preparare questa via: raddrizzare i sentieri, riempire i burroni, abbassare i colli, rendere diritte le vie tortuose, spianare quelle impervie. Sono immagini che ci richiamano il tracciato di una moderna autostrada che – con ponti, viadotti, gallerie e tratti in trincea – permette alla strada di essere la più lineare e veloce possibile. Eppure la nostra via non può sempre essere un’autostrada, talvolta è un sentiero che si arrampica con fatica, che raggiunge la sommità dei colli e sta alla larga dai burroni… Giovanni ha un’idea fissa in testa: il Signore della storia sta per venire ad abitarla, tu preparagli una strada, e questa via sia la tua vita stessa, con tutti i suoi affanni e le sue fatiche quotidiane. Giovanni vuol dire a ciascuno di noi: guarda che Gesù ha bisogno della tua vita per entrare dentro la storia, ha bisogno delle tue mani, dei tuoi piedi, del tuo cuore, tu fa’ sì che la tua vita diventi come una strada scorrevole su cui Gesù possa incamminarsi sicuro e rendersi ancora visibile e incontrabile dagli uomini e dalle donne del nostro tempo!

Ecco perché da Giovanni abbiamo acquistato la stoffa della temperanza. Con altre parole, potremmo chiamarla anche moderazione o sobrietà… ma l’importante è intenderci circa il suo contenuto. La temperanza è una virtù cardinale, ovvero una di quelle quattro virtù che costituiscono il cardine della porta della vita cristiana autentica. Giovanni parla di «raddrizzare» i sentieri, ovvero di regolare la propria vita in modo tale che possa essere pronta per accogliere Dio che viene. La temperanza è proprio una virtù di regolazione intelligente della vita, soprattutto di quella parte di essa che rischia di sfuggire al controllo della ragione: sentimenti, istinti, desideri, piaceri. Paradossalmente è questa virtù che permette davvero all’uomo di provare piacere in modo umano: il sacrificio e la rinuncia, infatti, non spengono affatto il desiderio, ma lo potenziano e lo rendono in un certo senso più vero. È un po’ come un semaforo che, regolando il traffico caotico in un incrocio, permette a tutti di esercitare il proprio diritto di muoversi. Quando è rosso, è vero, tu sei fermo, ma se non ci fosse il semaforo, l’immancabile ingorgo che si genererebbe toglierebbe a tutti la possibilità di muoversi.

Pensiamo ad un torrente che scende dalla montagna e che va a finire nel lago. Spesso vi scorre un filo d’acqua, ma vi sono momenti in cui la corrente diventa impetuosa. Anche nella nostra vita ci sono fasi in cui i desideri sono spenti, e altre in cui fanno sentire la loro voce. L’ideale è che l’acqua del torrente arrivi sempre sino al lago, perché quello costituisce la perfezione, lo scopo stesso del torrente. Quando, però, la corrente diventa impetuosa, il torrente rischia di straripare rovinosamente: oltre a fare danni fuori, l’acqua perde la sua direzione naturale e non arriva al lago, cioè non raggiunge il suo scopo, la sua perfezione. La temperanza è l’argine, la sponda, il terrapieno che con la sua solidità permette al torrente di essere anche impetuoso nei momenti in cui c’è tanta acqua, ma di raggiungere sempre la sua meta. Quindi, la temperanza non è una virtù che abolisce i desideri, taglia i piaceri della vita, reprime i sentimenti. No: li regola sapientemente perché siano effettivamente un piacere che raggiunge il suo scopo, e non una passione che rende schiavi e continuamente desiderosi di altri piaceri, sempre diversi e sempre nuovi.

È utile la temperanza in questo tempo di Avvento? Sì, ci aiuta a ricordare che lo scopo dell’attesa è solo Gesù. Tutto il resto sono… sentieri da raddrizzare, così che attraverso di essi Gesù possa raggiungerci e salvarci.

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