Stupore…

NATALE DEL SIGNORE

Raponzolo chiomoso (noto anche come "artiglio del diavolo") tra le fenditure di roccia dello Stevia (Val Gardena)

Raponzolo chiomoso (noto anche come “artiglio del diavolo”) tra le fenditure di roccia dello Stevia (Val Gardena)

Anche quest’anno è arrivato Natale. Giungiamo a questa festa con tante domande in cuore, portandoci dentro i volti che l’anno scorso erano ancora in mezzo a noi e ora non ci sono più, trascinando le nostre fatiche, le delusioni, ma anche i desideri con tutte le gioie che la vita ci ha concesso. Già, i desideri. Essi sono la componente umana più importante. Ebbene, può farci bene ricordare che anche Dio desidera, e naturalmente il suo desiderio si realizza perché egli solo sa congiungere il cielo alla terra. E, allora, quando ci chiediamo che cosa dobbiamo fare per incontrare Dio, dovremmo, prima di tutto, cercare di vedere che cosa ha fatto Dio per incontrare noi, perché se Dio in persona ha fatto qualcosa per incontrarci, allora ci è stato dato un aiuto formidabile per capire che cosa dobbiamo fare noi per incontrarlo. La notizia di Natale, quella data dagli angeli ai pastori ci narra proprio ciò che ha fatto Dio per incontrarci. È disceso dal cielo, ha abbandonato cioè quella imperturbabile e lontana situazione di celeste privilegio che tante religioni gli riconoscono e che forse ogni uomo ha bisogno di riconoscere ad una entità superiore, per abitare prima il grembo di una giovane donna e poi venire alla luce entro il grembo della nostra storia umana. Uomo in mezzo agli uomini.

La notizia è questa. E ogni anno è la più importante, l’unica ancora in grado di meritare davvero la prima pagina, perché ha la freschezza di un Fatto che non è stato più possibile rinchiudere in un freddo archivio delle idee umane. Dio fatto uomo non è un’idea, è un bambino. Tutti gli anni lo penso. Qui, in questo momento, al posto mio, ci vorrebbe una mamma per annunciare il Natale. Solo una mamma sa che cos’è un bambino, dal momento del concepimento sino al parto e poi oltre, negli anni in cui cresce e le sembra sempre che un pezzetto di quel corpo e di quell’anima sia rimasto dentro di lei. Maria, quella notte, non sapeva ancora tutto di quel bambino che le era uscito dal grembo. Avrebbe provato anche il dolore più atroce della madre: vedere morire il proprio figlio, rifiutato dagli uomini, inchiodato alla croce.

Mi sono chiesto perché mai Dio abbia desiderato essere un bambino e non abbia scelto una più comoda incarnazione adulta, una discesa dal cielo in pienezza umana senza passare attraverso l’utero di una donna e senza vivere una lunga infanzia nascosta e apparentemente inutile. Potremmo rispondere che non sarebbe stata piena quella umanità di Dio se fosse cominciata a trent’anni, e sarebbe una risposta anche soddisfacente. A me, però, piace pensare che Dio ha desiderato essere bambino per suscitare nell’uomo lo stupore, come quello che ci prende quando guardiamo un bambino e ce lo stringiamo al petto, dicendo: «Che bello!». Ecco, Dio ha desiderato essere bambino semplicemente perché è bello. Egli – la Via, la Verità e la Vita – è anche la Bellezza, ed è la Bellezza che si è fatta carne a Betlemme ed è stata deposta nella mangiatoia. La bellezza è il progetto di Dio per il mondo. La bellezza è l’unico superfluo necessario alla qualità della vita: non di solo pane vive l’uomo, ma anche di bellezza. La bellezza è il sorriso di Dio dentro la materia e non poteva che essere bambino questo Dio che vuole sorridere all’uomo facendosi carne.

Lo stupore è l’anima del Natale. Provate a immergervi negli occhi dei bambini se l’avete smarrito per strada, se lo stupore vi è morto tra le delusioni della vita, se lo sconforto lo ha addormentato, sembra, per sempre. La bellezza è un centro estetico, risveglia i sensi, accende gli occhi, riattizza la passione. Le nostre nebbie, invece, sono il più potente anestetico che esista: addormentano la vita, la fanno correre lungo vie note e spente, gettano tra le braccia soporifere dello sconforto. Immergetevi negli occhi di un bambino e condividetene per un attimo lo stupore, senza cadere nella tentazione di considerarlo cosa per bambini, mentre voi siete ormai disincantati. No, incantatevi dentro quegli occhi per capire perché Dio ha desiderato essere bambino per portare la bellezza nel mondo.

La bellezza diventerà allora la forza del vostro cuore. Smettete di desiderare ciò che Dio ha già desiderato e realizzato. Dio ha fatto qualcosa per incontrarmi: si è fatto bambino per incontrare l’uomo, ma allora, se vogliamo incontrare Dio, non dobbiamo più scalare il cielo, perché il cielo è caduto sulla terra. Lo sguardo non è più tra terra e cielo, ma è finalmente tra uomo e uomo.

Di nuovo lo stupore, la meraviglia. Oh se potessimo questa notte mettere nel cassetto tutto il resto e tenere sveglio solo lo stupore del bambino e farlo diventare la meraviglia dell’uomo e della donna che aspetta Gesù, solo Gesù, come unico Salvatore del mondo. Spegniamo tutte le altre luci, lasciamo che questa sola ci illumini.

Lo stupore, in un mondo spesso distratto e volto solo alle preoccupazioni del fare e del produrre, è la risposta umana alla bellezza di Dio, è il motore segreto della vita. Lo stupore ha gli occhi in fronte e vede ciò che i più non sanno scorgere. Lo stupore non è creativo, non inventa continuamente strade nuove – come vorrebbe questo mondo stressato e stressante che ci affligge con i suoi ritmi disumani – ; no, lo stupore, passando ogni giorno per la stessa strada, sa guardare il nuovo che Dio ha fatto germinare proprio lì dove ieri non c’era nulla.

Lo stupore in una notte come questa ha contagiato anche il dormiglione, che nei nostri presepi sta lì a rappresentare provvidenzialmente ogni uomo che crede di essere lontano da Dio o che soltanto si è convinto di poterne fare a meno nella sua inarrestabile corsa all’autonomia. Sì, riconosciamolo, è ancora e sempre la notizia di un Dio Bambino che ci ha fatti convenire qui. È una notizia sconvolgente che è capace di convertire anche i lontani, i fuggiaschi, i milioni di distratti, di spensierati buontemponi che credono, con i loro sonni, di aver eluso l’amore tenace del buon Dio. Non è così. È nato per noi!

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