Il colloquio tra papa Francesco ed Eugenio Scalfari, pubblicato ieri su Repubblica, è certamente il segno di una novità che scombussola le consuetudini non solo della Chiesa ma anche dei cosiddetti “atei”. «Conoscersi e ascoltarsi» forse non era normale per un papa, ma non lo era nemmeno per Scalfari, il quale è abituato a pontificare dalle pagine del suo giornale ben più del Papa dal suo trono. Insomma, è bello che sia finalmente così. Anche se adesso c’è da aspettarsi che più d’uno tra i tanti intellettuali non credenti bussino alla porta di Casa Santa Marta per dialogare con papa Francesco e pubblicare poi in esclusiva il testo dell’intervista. Credo che questo versante mediatico del nuovo corso interessi poco a papa Francesco, che è animato da un profondo anelito di cambiamento. Magari si potrebbe chiedere che i prossimi incontri anche con Scalfari – sembra di capire che ve ne possano essere più d’uno, chissà – non siano resi pubblici, ma che avvengano in quel clima di silenzio (e anche di riservatezza) che garantisce al “conoscersi e ascoltarsi” uno spessore di autenticità profonda. «Il proselitismo è una solenne sciocchezza», soprattutto perché è controproducente, ma la pubblicità ostentata non è certo meno sciocca…
Vorrei soffermarmi su un passaggio del dialogo tra papa Francesco e Scalfari circa quello che il pontefice romano definisce «compendio della sua filosofia» (riferito al “pontefice” laico). La conversazione verte sull’Essere e papa Francesco afferma chiaramente che il suo Essere è Dio – che è il Padre, la Luce ed il Creatore – ed è Gesù Cristo, la sua incarnazione. Ed il papa domanda a Scalfari di definire come egli pensa l’Essere. Risposta: «L’Essere è un tessuto di energia. Energia caotica ma indistruttibile e in eterna caoticità. Da quell’energia emergono le forme quando l’energia arriva al punto di esplodere. Le forme hanno le loro leggi, i loro campi magnetici, i loro elementi chimici, che si combinano casualmente, evolvono, infine si spengono ma la loro energia non si distrugge. L’uomo è probabilmente il solo animale dotato di pensiero, almeno in questo nostro pianeta e sistema solare. Ho detto è animato da istinti e desideri ma aggiungo che contiene anche dentro di sé una risonanza, un’eco, una vocazione di caos».
Ascolto e cerco di conoscere anch’io. Un tessuto dovrebbe essere per definizione ordinato, ed invece questo tessuto di energia che è l’Essere – che dovrebbe essere il mio fondamento – sembra segnato da due qualità poco rassicuranti: è caotico e casuale. Come si arrivi a quell’unico animale dotato di pensiero che è l’uomo, non si capisce. Mi piace assai quella «vocazione di caos» – basta accendere la televisione o sfogliare un giornale per vederla pienamente realizzata! – ma non mi offre alcun vero sostegno. Del resto un Essere in eterna caoticità, quando si deposita nel tempo, cos’altro può fare se non chiamare al caos?
Bene risponde papa Francesco: «Osservo dal canto mio che Dio è luce che illumina le tenebre anche se non le dissolve e una scintilla di quella luce divina è dentro ciascuno di noi… Anche la nostra specie finirà ma non finirà la luce di Dio che a quel punto invaderà tutte le anime e tutto sarà in tutti». Scalfari equivoca, vedendovi una professione di immanenza… No, è incarnazione… Ma ormai l’incontro deve finire. I due “pontefici” si salutano ed il papa accompagna l’intellettuale sin sulla porta. Scalfari su Repubblica chiosa: «Se la Chiesa diventerà come lui (papa Francesco) la pensa e la vuole sarà cambiata un’epoca». Aggiungo io: se anche solo una scintilla di luce divina invadesse la caoticità dell’Essere di Scalfari, cambierebbe anche il mondo e non solo la Chiesa. Oppure il mio è solo uno sciocco proselitismo?
Una conclusione un po’ sconclusionata. La coerenza di vita il rigore morale di Scalfari sono scintille di luce divina che non si intravedono neppure lontanamente in tantissimi frequentatori di parrocchie o inei politici dai cosiddetti valori non negoziabili
Può darsi. Effetto della natura caotica dell’Essere. Dare giudizi è sempre pericoloso. Il mio del resto non era un giudizio morale. Il suo commento mi sa tanto di moralismo…