Sta a vedere che il naufragio della Costa Concordia è colpa di un sasso! Poveretto, non può difendersi lui, anzi “esso”, visto che trattasi di appartenente al regno minerale. La difesa del capitano Schettino ha annunciato che sta valutando l’ipotesi di chiedere un’analisi geologica del masso che ha squarciato la nave, provocandone il naufragio sugli scogli dell’Isola del Giglio la sera di venerdì 13 gennaio.
Il comandante della Costa Concordia, fin dalla prima intervista, aveva detto che quel sasso sulle carte nautiche non c’era e che, quindi, non essendo segnalato, egli non avrebbe potuto evitarlo nella sua manovra di “inchino” a pochi metri dall’isola toscana. L’analisi geologica potrebbe, pertanto, appurare se si tratti di materiale di risulta scaricato di recente in mare. In attesa di avere il ben più decisivo riscontro dalla scatola nera – che sarà decriptata dagli inquirenti il prossimo 27 marzo – i difensori di Schettino pensano così di alleggerire la situazione del proprio assistito, scaricando sul povero masso (e, naturalmente, su chi avrebbe dovuto aggiornare la carta nautica) la colpa di quella tragedia.
Con tutto il rispetto per il difficile lavoro di chi deve difendere il discutibile comportamento del comandante, mi sembra che si cerchi di spostare sul momento dell’impatto tutte le responsabilità, che invece stanno prima – nella decisione di una manovra imprudente e azzardata – e dopo – nella gestione dell’emergenza e del ritardato ordine di abbandonare la nave – e, così facendo, si cade nel ridicolo. Non è proprio il caso, visto che la nave conserva ancora dentro di sé alcuni cadaveri delle vittime della tragedia, mentre il comandante se ne sta nell’agio degli arresti domiciliari, nonostante i capi di imputazione nei suoi confronti non siano poca cosa.
Tornando al nostro povero sasso, incagliato in larga parte nella chiglia della nave, credo che abbia di che lamentarsi per questa richiesta di analisi geologica che viene a turbare la sua granitica certezza. I sassi non sanno nulla delle carte nautiche e siamo sempre noi che inciampiamo in essi, perché essi sono sostanzialmente fermi. È la solita spocchia dell’uomo che, in forza della superiorità della ragione, crede di poter scaricare la colpa su altro. Invece, quella ragione che lo nobilita nel creato dovrebbe usarla per non inciampare nei propri errori, dando poi la colpa a qualche povero sasso…
Mi sovviene l’immagine che Gesù nel Vangelo applica a se stesso, paragonandosi a quella pietra che – nella interpretazione della prima lettera di Pietro – può essere per gli uni inciampo e per gli altri testata d’angolo: c’è chi vi infila malamente il piede e cade, e chi invece ne fa la base solida per la propria costruzione. Miseria e grandezza dell’uomo, verrebbe da chiosare rubando il pensiero a Pascal. Nel caso della Costa Concordia, tanta miseria e poca grandezza.