Essere ultimo è agire come servo

(Foto AC)

«Essi però non capivano». Così viene detto dei discepoli lungo la strada nei confronti della rivelazione che Gesù fa del suo destino di morte e risurrezione. Più tardi, quando sono seduti in casa a Cafarnao, l’evangelista – quasi fosse un narratore esterno – svela il perché non capivano: «Per la strada avevano discusso tra loro chi fosse il più grande».

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La croce è servizio

VENTICINQUESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno B

Foto di skalekar1992 da Pixabay

«Insegnava… Essi però non capivano». Allora Gesù aggiunge un gesto alle parole: prende un bambino, lo mette in mezzo e lo abbraccia. Il gesto serve a spiegare le parole che ha appena detto: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».

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Un bambino in mezzo

VENTICINQUESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno B

Grest 2014Il gesto segnaletico di Gesù è tenere un bambino in mezzo e abbracciarlo. Noi rischiamo di essere investiti da un moto di romanticismo, quando ascoltiamo nel vangelo questo episodio. Eppure, lo scopo di Gesù è un altro. Egli si identifica con quel bambino, chiede il nostro abbraccio come gesto di accoglienza. Il bambino è immagine eloquente dell’«ultimo di tutti» che, però, diventa  «il primo» nella misura in cui è accolto. Continua a leggere