Perché «subito»?

TERZA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno A

Laghetto di Fiè – Foto AC

Gesù va a scegliere i primi quattro discepoli in un luogo feriale, «mentre camminava lungo il mare di Galilea», in una giornata lavorativa. E li porta via con sé, «subito».

C’è qualcosa di strano in questa scena. Non è forse imprudente fare subito, senza un’adeguata riflessione, una cosa così importante che ti cambia la vita? Perché lasciare subito un lavoro sicuro e una rete piena di affetti oltre che di pesci, per un’avventura incerta? Oppure si intende fare qui l’elogio di un coraggio eroico, di una disponibilità che ha del miracoloso, che fa di questi quattro uomini un piccolo drappello di extraterrestri? Ma poi – ci si potrebbe domandare – è giusto abbandonare il padre insieme alla barca, come una cosa tra le cose?

Nulla di tutto questo. Non fu quello di Simone e Andrea, di Giacomo e Giovanni, un atto temerario e nemmeno un gesto eroico. Se vogliamo usare il registro giusto, capitò ai quattro pescatori di Galilea quello che succede agli innamorati: caddero nel fascino di Gesù e si imbarcarono subito in un’avventura di amicizia profonda. Noi siamo sostenitori del «prima capire e poi seguire», e questa logica da intellettuale ci lascia spesso immobili e insoddisfatti in attesa di una razionalità che non arriva. L’amore usa un’altra strada: ti mette subito nella sua rete così che, dal di dentro, tu possa capire sempre di più quella persona con cui già condividi la vita.

E allora si comprende il senso di quello strano avverbio – «subito» – che non è un avverbio di tempo ma un avverbio di persona. Lo so che non esiste nella grammatica, ma esiste nella vita ed è il fondamento della logica evangelica. Gli avverbi di persona, anzi, sono due, «subito» e «sempre», e cercano di dare forma linguistica all’unica risposta possibile alla bellezza di una persona che ti indica un cammino pieno di senso. Questa scena evangelica, allora, ci costringe a domandarci se abbiamo già cominciato a essere discepoli di Gesù, cioè se siamo innamorati di lui. Se così non fosse, chiediamogli di passare ancora lungo il mare della nostra Galilea a gettare la rete del suo fascino.

2 thoughts on “Perché «subito»?

  1. Perché «subito»? La scena evangelica dei quattro discepoli in una giornata feriale, cioè lavorativa, ci fa domandare se abbiamo già cominciato a essere discepoli di Gesù, cioè se siamo in amicizia profonda con lui o se restiamo incollati alle nostre pigre abitudini di presunta razionalità. Scrive, per esortarci, don Agostino: “Se così non fosse, chiediamogli di passare ancora lungo il mare della nostra Galilea a gettare la rete del suo fascino.” Così potremo seguire il cammino di Gesù “subito”!

  2. Subito e sempre sono due avverbi bellissimi che ancorano la vita al proprio ‘ centro di gravità’. Certo i 4 hanno abbandonato reti e affetti. Sembra. Ma avere Gesù come lente attraverso cui valutare persone cose, li avrà aiutati ad amare persone e cose in modo differente, certamente più vero e profondo. Le reti le hanno sempre avute nel cuore divenendo pescatori di uomini e i primi pesci pescati saranno stati sicuramente le persone amate ( la suocera guarita, le donne al seguito).

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