QUARTA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno A

Chiamati lungo il mare, lasciano le barche e le reti e subito lo seguono. Verso dove? Gesù usa una parola strana. Parla di «regno dei cieli» o «regno di Dio». È lì che ci vuole portare.
Anzi, il «regno di Dio» è proprio Lui presente nella storia. Questa espressione non deve farci venire in mente un trono o una reggia. Essa, sulla bocca di Gesù, vuol dire semplicemente: entro io nella storia, sono qua io a indirizzarla verso il suo fine, e per svolgere questo compito ho bisogno di voi. Le beatitudini sono come il portale d’ingresso di questo regno di Dio, sono il modo concreto di collaborare a questa presenza di Dio nella storia.
E, se ci pensiamo bene, Gesù è uno che ha vissuto sino in fondo le beatitudini: è il povero, l’afflitto, il mite, l’affamato di giustizia, il puro di cuore, il pacificatore, il perseguitato… che il regno è suo, è consolato, eredita la terra, è saziato, trova misericordia, vede Dio, è figlio di Dio. Si direbbe che, passando dalla vita alla morte, ha vissuto la prima parte delle beatitudini e, passando dalla morte alla vita, ha realizzato pienamente la seconda parte. Le beatitudini sono la sua carta d’identità e, per noi, sono il modello umano a cui ispirare la nostra vita. Più che guardare le beatitudini come un elenco di condizioni da attuare – con uno sforzo moralistico che ce le rende di fatto irrealizzabili – dobbiamo metterci davanti Gesù e cercare di seguirlo. Le beatitudini viste come una persona e non come un programma.
Allora, la povertà diventa il vivere di ciò che l’altro ti dà, che si contrappone radicalmente alle tante pretese che nutriamo verso gli altri. La mitezza è il contrario della mentalità vincente che oggi va per la maggiore: è la qualità più importante di chi ama e, quindi, resta in attesa e non aggredisce mai. La misericordia è la passione dell’amore che riesce a raggiungere l’altro e, soprattutto, a farsi toccare dal suo male. La purezza di cuore è riuscire a passare in mezzo ai propri desideri e alle proprie paure, senza annullarli e senza farsi annullare. Come si vede, sono atteggiamenti concreti, considerati perdenti nel mondo, ma scelti e vissuti da Gesù.
LE BEATITUDINI NELLA PERSONA DI GESU’. Scrive, con la consueta lucidità, don Agostino: “Le beatitudini viste come una persona e non come un programma.” Quindi noi “persone” dobbiamo coltivare la virtù della mitezza di Gesù in un mondo, dove l’individualismo sfrenato domina e dalla comunicazione ci viene proposta la mentalità vincente. Essere miti significa amare, amare, amare e mai aggredire. Dobbiamo stare in attesa…
Beati, cioè felici. Chi è nella gioia stando dentro la vita così com’è è nel Regno. Con tutte le difficoltà di una vita ‘ media”, con tutte le difficoltà straordinarie che spesso incidono nelle giornate(qualcuno è più povero, malato, insicuro di altri). Il Regno, davvero, ha odore di casa.
Brava Anna, il Regno, davvero, ha odore di casa…