COMMEMORAZIONE DI TUTTI I FEDELI DEFUNTI

Non si parla di morti ma di defunti, da commemorare, da ricordare insieme. Ora «defunti» è una parola, che sta ad indicare coloro che hanno terminato il loro impegno, che hanno svolto il loro compito. Il defunto è una specie tutta particolare di «pensionato» che non deve più rincorrere la vita, perché finalmente l’ha raggiunta nella sua pienezza.
La Chiesa non usa per questa solennità la parola «morti», perché in realtà sta commemorando coloro che sono super-vivi. Usa la parola «defunti» per indicare una condizione nuova, di pace, di suprema tranquillità, perché sta oltre la tribolazione dell’esistenza terrena. Naturalmente, per avere questo sguardo, serve la fede in Gesù Cristo, colui che ha vinto il potere della morte, il Vivo per eccellenza.
Questa fede non ce l’aveva Giobbe, che pure sperava di poter vedere Dio oltre la sua morte, in tal modo andando già oltre la credenza in un luogo di ombre in cui si pensava finissero le anime dei morti. Questa fede la ritroviamo nelle parole di san Paolo, che pone il centro della sua speranza che non delude, nel gesto di amore del Cristo che ha donato la sua vita per noi. E sono profondamente consolanti le parole di Gesù che abbiamo ascoltato. Egli dice di essere venuto a fare la volontà del Padre. E aggiunge: «E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno».
Nel giorno in cui commemoriamo i nostri cari defunti l’avere questa certezza è importante: nessuno di loro è perduto perché ciascuno è stato dato dal Padre a Gesù, che li risusciterà nell’ultimo giorno. Naturalmente c’è il mistero della libertà umana, ma esso è come innestato in questa suprema volontà di salvezza universale che il Padre ha dato a Gesù. Se è nell’ultimo giorno che questo destino di salvezza ci raggiungerà, già ora l’Eucaristia è luogo di anticipazione anche dell’incontro con i nostri cari defunti. Diceva Jacques Maritain: «L’Eucaristia è la porta del cielo aperta sulla terra. I nostri cari si affollano dietro al Cristo con il loro amore per Lui, che è anche amore per noi».
Sono lieto che due miei cari amici Padre Davide Maria Turoldo (defunto) e Don Agostino Clerici (vivente), che su alcune tematiche sono stati distanti, siano perfettamente d’accordo sul fatto che «defunti» sia una parola, che sta ad indicare le persone che hanno terminato il loro impegno, che hanno svolto il loro compito, ma che sono super-vivi! I nostri cari non ci hanno abbandonato, ma hanno raggiunto la sponda della pace e ci sorridono con dolcezza infinita, ormai…