DOMENICA DI PENTECOSTE – Anno C

Quando arriva la Pentecoste ci succede quello che accade quando giunge il giorno del nostro compleanno: realizziamo che un altro anno si è aggiunto alla nostra vita, ma quell’anno non è passato d’un botto nel giro di un giorno solo, ma si è consumato nel lento evolversi dei 365 giorni passati dal compleanno precedente.
Così la Pentecoste non ha senso come celebrazione rituale di un giorno dedicato allo Spirito Santo, ma solo se è il dono disseminato nella quotidianità dei giorni. Ricordando la Pentecoste storica di Maria e degli apostoli, quindi, oggi noi dobbiamo prendere coscienza del passaggio quotidiano dello Spirito nella nostra vita e nella vicenda della Chiesa e nel cuore dell’umanità tutta. Lo Spirito Santo è l’attualità dell’incarnazione di Gesù che continua la sua azione per portare la storia al suo compimento.
Come agisce lo Spirito? A me piace pensarlo come la forza che ci fa alzare ogni mattina, magari dentro una routine faticosa e non sempre entusiasmante. È una forza misteriosa che fa i conti con la nostra pigrizia e con il pessimismo che caratterizza tanti nostri risvegli. Una forza che possiamo anche non assecondare – e di fatto spesso è così – ma che non possiamo spegnere.
Se volessimo usare una seconda similitudine, lo Spirito è il fuoco che alimenta tutto il nostro amore, e non tanto in quei momenti in cui è facile manifestarlo sull’onda dell’emozione e della passione, ma proprio quando rischia di spegnersi. È il soffietto provvidenziale che nel camino sa riattizzare la cenere. Come ne abbiamo bisogno, quando le nostre miserie rischiano di spegnere le amicizie più belle, e le nostre relazioni sono affidate ad istintive antipatie o simpatie, e l’educazione è ridotta quasi al ruolo di una babysitter.
Lo Spirito poi agisce come il vento che giunge a scombussolare i nostri piani, precisi e monotoni, e a innestare sui fallimenti e sulle sconfitte nuovi progetti. Quando una gioia insperata abita una fase di desolazione e siamo come tirati fuori dai nostri viottoli o dalle nostre autostrade, statene certi, è lo Spirito Santo che soffia su di noi!
Lo Spirito è fuoco e vento: due parole che spiegano benissimo e bastano. Per me lo Spirito è stato le flebo che mi hanno nutrita e sostenuta in tempo di malattia e entrandomi in vena ” dicevano” il nome di Dio. È persona invisibile, ma percepibile, di cui facciamo esperienza in molteplici occasioni. È ciò che ci fa accettare il mistero come quotidiano compagno di vita. È ciò che ci permette di vivere la vecchiaia come una rinnovata giovinezza espressa non nell’ andare, nel fare ma nella sempre più profonda consapevolezza di sé.
Su come agisce nei 365 giorni dell’anno lo Spirito Santo scrive don Agostino: “È una forza misteriosa che fa i conti con la nostra pigrizia e con il pessimismo che caratterizza tanti nostri risvegli.”. Quando diveniamo anziani i nostri risvegli sono contraddistinti dai dolori muscolari dovuti all’artrosi, dall’alito cattivo causato dallo stomaco che fatica a digerire e da altri disturbi senili; cadiamo quindi in una profonda pigrizia se non addirittura in un pericoloso pessimismo…Ma lo Spirito agisce su noi anziani come il vento che giunge a ravvivare la nostra monotona routine e a innestare sulla sconfitta della vecchiaia nuovi progetti freschi e giovanili…