SANTISSIMA TRINITÀ – Anno C

Diciamo la verità: abbiamo la convinzione che la Trinità è una cosa venuta a complicare la nostra idea di Dio. È esattamente il contrario. Intanto che Dio siano tre ce lo ha svelato Gesù, il Figlio che parla del Padre e dello Spirito Santo, ma ne parla come di «una cosa sola».
L’immagine di Dio che avevamo – e forse continuiamo ad avere – ne esce scombussolata. Ad ascoltare le parole della pagina evangelica ci verrebbe da descrivere la Trinità come un ben congegnato evento di comunicazione: il Padre sa tutto, lo sa anche il Figlio ma non dice tutto, e alla fine arriva lo Spirito a svelare ciò che non è stato detto! Non è così.
Siamo messi di fronte al mistero di Dio, che è condivisione, comunione, relazione. «Tutto quello che il Padre possiede è mio», dice Gesù, il Figlio, e a pensarci bene questa affermazione richiama la parabola del figliol prodigo, in cui il padre al figlio maggiore dice proprio questo: «Tutto ciò che è mio è tuo». E – dice sempre Gesù – lo Spirito «prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà». Si direbbe che c’è un unico patrimonio condiviso perfettamente, non in un evento di progressiva conoscenza, ma in una relazione di perfetto amore.
Conoscere e amare: in che rapporto stanno? Noi continuiamo ad illuderci che solo la conoscenza porti all’amore. Di una persona si dice: «La conoscerò e imparerò ad amarla!». Non è vero. Se va bene, a furia di conoscerla così, quella persona imparerai a sopportarla. Per conoscerla veramente, devi amarla e, a furia di amarla, potrai dire di conoscerla sempre meglio.
È questo il senso di quell’altra espressione usata da Gesù: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso». Che cosa vuol dire? Non siete capaci di amare, e solo l’amore permette di portare il peso delle cose conosciute. Ci accade spesso di fare le medesime cose con animo diverso: se le facciamo con amore o amando le persone con cui e per cui le facciamo, non pesano, altrimenti ci rendono pesante tutta la vita. Ecco, questa è la vera impronta, l’immagine di Dio Trinità, che portiamo in noi…
Mi piace l’affermazione perentoria di Gesù: ho molte cose da dirvi, ma per ora non siete in grado di capirle; è una strada aperta per noi: ogni giorno, col crescere della relazione ( dell’amore) capiremo e vivremo di più. Il mistero non ci tiene fuori ma si rivela ai cuori capaci di accoglierlo. Il mistero ci dice che anche noi siamo fatti di cielo, a immagine della Trinità così come ci ricorda la rivelazione fin dai primi passi nella storia: a ” loro” immagine e somiglianza.
Scrive con chiarezza don Agostino a riguardo della Trinità: “Si direbbe che c’è un unico patrimonio condiviso perfettamente, non in un evento di progressiva conoscenza, ma in una relazione di perfetto amore.” Infatti la Trinità è proprio una perfetta circolazione d’amore tra Padre, Figlio e Spirito Santo. Il mistero ci dice che anche noi siamo fatti a immagine della Trinità e quindi per conoscere una persona dobbiamo amarla e, a furia di amarla, potremo dire di conoscerla veramente. E’ sbagliato pensare che solo la conoscenza può portare all’amore; la sola conoscenza ci lascia in una condizione statica o al massimo etica, ma per raggiungere la condizione estatica occorre la relazione dell’amore. Noi continuiamo a voler conoscere prima di amare e cadiamo in una presunzione conoscitiva, che a volte caratterizza la scienza; così rischiamo di rendere pesante la nostra vita che non peserebbe in presenza dell’amore…