QUINTA DOMENICA DI QUARESIMA – Anno C

Nella scena che ci è stata rappresentata mancano due cose. Non c’è un processo: la donna è stata sorpresa in flagrante adulterio e condotta nel tempio per essere lapidata. Per gli scribi e i farisei il caso è già chiuso, ma vogliono usare quella donna per tendere un tranello a Gesù, che, però, sfugge alla loro macchinazione e di fatto annulla la lapidazione.
La vicenda diventa a due, tra Gesù e la donna. Con un nostro linguaggio diremmo che il caso si è trasferito dal tribunale al confessionale, e, a questo livello, manca una cosa importante: non c’è traccia del pentimento della donna, che viene perdonata – assolta – senza manifestare che è pentita del peccato commesso.
Questo racconto, in effetti, dovette creare qualche difficoltà alla Chiesa dei primi secoli che si stava istituzionalizzando e che considerava l’adulterio come uno dei tre peccati gravi per cui era necessaria una penitenza pubblica. Tanto è vero che questo brano non compare nei principali manoscritti greci del Nuovo Testamento e viene accolto nel canone in Occidente solo nel IV secolo. Forse un Gesù così accogliente poteva scandalizzare la comunità cristiana. E magari dà un po’ fastidio anche a noi, perché concedere un perdono così ci sembra ingiusto, e, anche qualora ci convincessimo che è giusto, è comunque difficile darlo.
Ma proviamo a guardare la cosa dall’altro versante: non è forse bello ricevere un perdono come quello che Gesù ha dato alla donna adultera? Ci sentiremmo rigenerati, rimessi in piedi, nuovamente capaci di camminare, forse anche ben disposti a compiere noi un’azione difficile, come è il concedere un perdono così. Ecco perché questa pagina evangelica – che la Chiesa delle origini ha forse cercato di rimuovere, considerandola scomoda – ci viene proposta al termine dell’itinerario quaresimale di quest’anno come un riassunto di tutto il vangelo. Per terra, in quella donna, c’è la nostra fragile umanità, capace di male ma bisognosa di bene. Non la si rialza certo a colpi di pietre. Gesù l’ha risollevata chinandosi fino a terra e scrivendo sulla pietra il suo perdono.
Il perdono offerto da Gesù alla donna, è in realtà un dono offerto anche agli accusatori: apre, per loro, la possibilità di uno sguardo nuovo, verso l’adultera ma in primo luogo verso le proprie fragilità. Un invito a riconoscere la comune condizione di creature deboli e incapaci di scegliere sempre la via del bene. Gesù offre il suo amore misericordioso a tutti: quegli uomini servitori della legge sembrano capire la lezione, si aprono le mani abbandonando le pietre già impugnate.
Questa rivoluzionaria pagina evangelica è proposta al termine dell’itinerario della Quaresima ed è un “riassunto” di tutto il vangelo. Scrive in modo preciso don Agostino: “Per terra, in quella donna, c’è la nostra fragile umanità, capace di male ma bisognosa di bene. Non la si rialza certo a colpi di pietre”. Gesù risolleva noi peccatori chinandosi a terra e scrivendo sulla pietra il suo perdono. Perchè sulla pietra? Perchè la legge fu scritta col dito di Dio sulla pietra a significare la durezza del cuore umano. Lasciamo dunque rigenerare il nostro cuore da Gesù per poter ricevere e concedere il perdono…