MARIA SANTISSIMA MADRE DI DIO

All’inizio di ogni anno, quasi a dare senso ai nostri auguri, la Chiesa pone, come frontespizio di grazia sublime, Maria, la Madre di Dio. È con questa particolare qualità che la veneriamo oggi: la madre di Dio, non dunque semplicemente la madre di un bambino di nome Gesù, ma la Θεοτόκος, la Dei genetrix.
Fu il concilio di Efeso nel 431 a definire così Maria, come conseguenza del fatto che la natura umana e la natura divina di Gesù Cristo sono inseparabili in un’unica persona, quindi Maria può essere legittimamente chiamata «madre di Dio». Per Maria l’augurio che ogni anno ci rivolge la Chiesa con le parole del libro dei Numeri è divenuto carne della sua carne: «Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia». Non solo un volto che risplende per lei è stato Dio per Maria, ma carne che si è formata nel suo grembo.
Davvero, come ci ha ricordato san Paolo, il Figlio di Dio è stato mandato «quando venne la pienezza del tempo», eppure non ha voluto fare a meno di abitare una donna in quel misterioso e affascinante cammino della vita prenatale: Maria ha incrociato «la pienezza del tempo» con il suo grembo e anche Dio è nato – come ci ricordava Luca nella notte di Natale – quando «si compirono per lei i giorni del parto».
L’immagine insuperabile che l’evangelista ci lascia oggi di Maria è quella di una madre che custodisce, meditandolo nel suo cuore, quanto gli è accaduto e quanto ha ascoltato dai pastori come riferito dagli angeli. Questa custodia che sa mettere insieme i pezzi della rivelazione di Dio – l’azione del meditare è proprio quella di chi sa leggere i fatti alla luce di un quadro unitario – è il capolavoro di Maria. E bene fa la Chiesa a ricordarcelo nel primo giorno dell’anno, come a suggerire un criterio di vita a noi che, invece, rischiamo di frantumare l’esistenza e di cercare i perché dei singoli pezzi, invece che meditare e unificare la nostra vita frammentata. Buon anno significa sempre buona meditazione, buona custodia. È l’augurio che Maria ci rivolge. Ed è l’augurio che ci scambiamo a vicenda iniziando un nuovo anno.
L’augurio migliore: trovare un riferimento sicuro a cui appuntare lo sguardo per dare senso e unità ai frammenti della nostra vita. Comprendere che è inserita in un orizzonte vasto e luminoso che ci accoglie e ci unisce a quanti ci hanno preceduto, a quanti condividono il presente, a coloro che verranno. Solo così possiamo non sentirci travolti, schiacciati dagli avvenimenti, ma viverli consapevoli che nulla è perduto, sprecato.
“Buon anno significa sempre buona meditazione, buona custodia. E’ l’augurio che Maria ci rivolge. Ed è l’augurio che ci scambiamo a vicenda iniziando un nuovo anno.” scrive bene don Agostino. Custodire è il contrario di dissipare; nel tempo post-moderno noi dissipiamo senza custodire Meditare è il contrario di improvvisare; nel tempo post-moderno noi improvvisiamo senza meditare. Custodire e meditare…Il semaforo di Maria!