SECONDA DOMENICA DOPO NATALE

Come sarà venuto in mente a Giovanni di mettere queste parole all’inizio del suo vangelo? La risposta a questa domanda avrebbe bisogno di ben più dello spazio di un’omelia. Una cosa semplice e decisiva possiamo dirla, però.
Sicuramente Giovanni ha avuto il tempo per riflettere su quanto gli era accaduto incontrando Gesù e si è accorto giorno dopo giorno – erano ormai passati parecchi anni – che quell’avvenimento continuava ad accadere nella sua vita e che egli, annunciandolo e vivendolo, lo trasmetteva ad altri, i quali non avevano potuto vedere e toccare Gesù. Parlava di Gesù e trasmetteva Dio. La vita e la luce che Gesù aveva portato con la sua umanità continuava misteriosamente a illuminare e a vivere dentro gli uomini che accoglievano la parola che lo annunciava.
In Giovanni nasce così l’intuizione che Gesù è proprio quella Parola eterna che continua a risuonare tra gli uomini, e può essere così perché «si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi». Giovanni sapeva di fare un’affermazione scandalosa: dire che colui che stava in principio – che è cioè il fondamento di tutto, che è Dio – è venuto ad abitare in mezzo agli uomini, prendendo la loro stessa carne, è fare un annuncio che rompe ogni schema religioso. E non era così solo al tempo di Giovanni, ma continua ad essere scandaloso anche oggi, anche se noi cristiani del ventunesimo secolo, tiepidi come siamo diventati, non abbiamo più nemmeno un fremito nell’ascoltare questo annuncio.
Ecco, ricordiamocelo: la nostra fede senza questo annuncio è carta straccia. Ma questo annuncio non è un proclama archeologico, non è l’annuncio di un fatto avvenuto e chiuso nel passato, altrimenti il prologo assomiglierebbe ad un ottimo necrologio. Questo annuncio è vita di oggi. Giovanni scrive quelle parole all’inizio del suo vangelo perché si accorge che continuano ad essere vive e vere, Perché ogni volta che annuncia Gesù, egli è vita e luce per l’oggi e si direbbe che quella carne del Verbo è sempre in mezzo a noi. Dio si è fatto carne e noi possiamo accoglierlo. Adesso.
Il Vangelo di Giovanni è uno splendore. È un Vangelo innamorato. Per questo dobbiamo ascoltarlo e viverlo. Ci possiamo fidare. Gesù è venuto ed è restato. È qui.
«Si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi». Non è un ottimo “necrologio” che annuncia una morte, ma è l’annuncio della vera vita, al tempo di Giovanni ed ora nella seconda domenica dopo il Natale! Noi cristiani del post-moderno siamo un poco spenti, come “morti”, nell’ascoltare il Vangelo; eppure questo annuncio di Giovanni è il contrario di un necrologio; ci risveglia, ci stupisce, ci porta nella dimensione estatica dell’amore. Come bene scrive Anna Girola: “È un Vangelo innamorato”.