DODICESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno B

Sulla barca c’è il mistero di Gesù Cristo, Dio e uomo. Ecco perché i discepoli «furono presi da grande timore». Sono sulla barca nella compagnia di Dio, l’unico che può farsi ubbidire dal vento e dal mare, eppure quello stesso Dio è un uomo inspiegabilmente addormentato nel bel mezzo di una tempesta.
Per forza sono presi da grande timore, e solo una fede forte può scacciare quella paura. «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». No, Signore Gesù, non abbiamo ancora fede e chissà se mai ce l’avremo una fede così, capace di non farci provare paura nel mezzo delle tempeste sedate da te. Certo che se tu sei sveglio, se tu fai sentire la tua presenza e la tua voce calma il vento e il mare, allora almeno non temiamo di soccombere, ma resta il fatto che uno così – uno che dorme placidamente sulla barca che si riempie d’acqua, e poi si ridesta e con due parole risolve il problema – uno così ci mette grande paura.
Il Vangelo di oggi è il vangelo della paura di Dio, del Dio che si manifesta in Gesù. Non ci pare possibile che lo stesso soggetto – Dio – sia un uomo assopito che ci tocca ridestare in preda all’angoscia e uno che ha l’autorità di comandare al vento e al mare. Ciò che ci mette paura è che Dio possa nascondersi in un uomo addormentato «a poppa, sul cuscino». Un Dio familiare che si mette al nostro livello, che si affida alle nostre barche, che si mischia alla nostra umanità sino al punto di dormire placidamente.
Un Dio che manifesta la sua potenza rivestendola, però, di una sublime povertà. Un Dio che non evita le tempeste e le risolve a modo suo. Sino all’ultima grande tempesta terrena, quando il legno della croce resterà a galleggiare, vuoto, nel mare di questo secolo, dopo aver ospitato la morte di Dio!
E anche per noi, discepoli di un Dio così, la rotta su cui la nostra barca si muove in mezzo al mare è diversa da quella che ci aspetteremmo. Perché il disegno della salvezza è certo – e la tempesta in effetti è già stata sedata – ma la matita con cui questo disegno è tracciato nella storia è il mistero della persona di Cristo.
Sulla barca c’è il mistero di Gesù Cristo, Dio e uomo. Sta forse qui la differenza tra il vecchio e il nuovo Testamento. Dio si è rivestito con l’incarnazione di una sublime povertà, una povertà che, se non abbiamo ancora fede, ci può fare paura…
Una ” sublime povertà” che fa innamorare.
Cara Anna come mi fai felice nel sentire la tua fede che fa innamorare della “sublime povertà”. Io non sono così avanti come te e rimango nell’attesa di quel che scrive don Agostino: “ma la matita con cui questo disegno è tracciato nella storia è il mistero della persona di Cristo”. La tempesta della pandemia, ancora intensa nel mondo, pare acquetata in Europa; ma il disegno tracciato nella storia rimane ancora nella “matita” per noi discepoli presi dalla paura…