Colpo di testa 214 / Quaranta secondi, Giona e la balena

Corriere di Como, 15 giugno 2021

Foto di furuno da Pixabay

Quanto durano 40 secondi? Sembrerebbe una domanda retorica e inutile, dalla risposta scontata. Vero, se il tempo fosse quello che l’orologio misura oggettivamente. Ma l’esperienza umana ci dice che certi attimi durano un’eternità e altri sono purtroppo brevissimi.

Chi direbbe che la mezz’ora passata in piacevole compagnia con un amico dura come la mezz’ora costretta dentro il tubo della risonanza magnetica? Il tempo misurato dall’uomo ha a che fare anche con il luogo in cui egli si trova ed è segnato dalle sue relazioni.

Mi piacerebbe parlarne con Michael Packard, 56 anni, pescatore di Cape Cod nel Massachusetts, a cui è capitata un’esperienza più unica che rara. Lui, infatti, 40 secondi racconta di averli passati in bocca ad una balena. Mentre era in immersione con una bombola d’ossigeno sulle spalle a caccia di aragoste «improvvisamente è diventato tutto nero» e i primi secondi il pescatore li ha usati per capire dov’era finito. Ha pensato allo squalo bianco, ma non c’erano denti che lo dilaniassero. Ha quindi realizzato di essere finito in bocca ad una megattera, una balena lunga 15 metri che pesa circa 30 tonnellate.

Questo animale marino si nutre di piccoli pesci, crostacei e plancton, che si procura muovendosi a bocca aperta nel mare, usando come filtro le centinaia di fanoni che ha nella mascella superiore al posto dei denti. Le balene non mangiano uomini – a maggior ragione se con le bombole di ossigeno – perché non potrebbero passare dalla gola nell’esofago, che è molto stretto. Quindi Mr. Packard in bocca alla balena ci è finito per errore.

«Ho cercato di ragionare – ha detto in una intervista ad una Tv locale – anche perché non ero in apnea e avevo circa mezz’ora di autonomia d’ossigeno. Ho forzato le mandibole per liberarmi, ma la forza bruta non bastava, capivo che se la balena non apriva la bocca ogni mio sforzo era inutile… Ho pensato ai miei figli, ai miei due ragazzi. A mia madre. Mio Dio, pensavo, quanto tempo è già passato?». Riusciva a pensare il pescatore di aragoste. Pensava, ma solo i suoi pensieri dipendevano da lui, perché la sua vita era affidata – diciamo così – ad un colpo di tosse della balena.

Che, evidentemente, c’è stato. «All’improvviso ho visto la luce: acqua bianca ovunque. La balena stava scuotendo la testa, per scrollarmi via di dosso. E così sono stato gettato fuori». Saranno passati davvero 40 secondi? Con quale orologio sono stati misurati? Sta di fatto che il pescatore di aragoste del Massachusetts dentro la balena, anche se per poco tempo e per errore, c’è stato davvero.

La sua non è un’avventura simbolica come quella del profeta Giona, che «rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce» prima d’essere vomitato sulla terraferma: nel racconto biblico la balena è soltanto lo strano strumento di Dio per generare la conversione di Giona. Non è nemmeno l’artificio letterario del Pinocchio di Collodi, in cui il terribile pescecane, dentro il quale il burattino ritrova Geppetto, rappresenta il termine del suo girovagare alla ricerca dell’agognata figliolanza umana.

No, Michael Packard è un personaggio della cronaca e non della letteratura, e, quando la balena lo ha espulso con l’acqua dalla propria bocca, come un ospite indesiderato, tutto rotto e dolorante è stato portato in ospedale. Ha avuto paura e quei 40 secondi, uno più uno meno, se li ricorderà per sempre.

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2 thoughts on “Colpo di testa 214 / Quaranta secondi, Giona e la balena

  1. Mi ha molto stupito il fatto che l’autore abbia preso spunto da un personaggio della cronaca (che alcuni mezzi di comunicazione hanno descritto come un personaggio della letteratura) per fare una profonda riflessione sul tempo. Così scrive l’autore:” Il tempo misurato dall’uomo ha a che fare anche con il luogo in cui egli si trova ed è segnato dalle sue relazioni”. Ecco perchè alcuni secondi di tempo trascorsi piacevolmente ci paiono brevissimi ed alcuni secondi di esperienza drammatica ci paiono un’eternità. Quaranta secondi, affidati per la sopravvivenza a un colpo di tosse della balena, sono sembrati al pescatore certamente un’eternità. “Quaranta secondi, Giona e la balena” ci ricorda, quasi sottovoce, l’estrema fragilità dell’uomo…

  2. 40 secondi decisivi; brevissima terra di nessuno fra la vita e la morte, fra una situazione serena e una prospettiva angosciante. Capita nella nostra vita: ti dicono che hai un tumore invasivo, lo dicono con voce ansiosa e preoccupata, 40 secondi di gelo alla gola, un colpo di reni ( tuo), riprendi a respirare e ti dici che va bene così, neppure il tumore ti togliera’ speranza e gioia. Un esempio delle fragilità che sembrano minare le nostre piccole sicurezze. L’ oceano ( Dio) che ci accoglie restituisce unità alle nostre vite scomposte. Tanti piccoli nulla ( attimi, ore, gesti, paure desideri) costruiscono la nostra storia, divenuta sacra. Tanti 40 secondi

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