Colpo di testa 185 / Screening, la lezione di Bolzano

Corriere di Como, 24 novembre 2020

Ma che bravi a Bolzano! Quello che in tanti dicono, sospirando, che si dovrebbe fare, nella Provincia autonoma altoatesina, in quattro e quattr’otto, l’hanno fatto. In tre giorni, tra venerdì e domenica, oltre 340mila cittadini (dei 530mila abitanti) si sono sottoposti al tampone rapido in uno screening di massa svoltosi ordinatamente con un alto senso civico. Già qualche giorno fa la provincia di Bolzano era andata controcorrente, autodichiarandosi zona rossa, proprio nelle stesse ore in cui altre regioni si lamentavano per essere state inserite nella zona di maggiore gravità o brigavano per tornare ad essere gialle o arancione. Probabilmente già ci si stava preparando per il fine settimana dei tamponi, che ha permesso di sondare quasi il 70% della popolazione.

Ora, l’operazione compiuta brillantemente in Alto Adige – dove sino a domani, mercoledì 25 novembre, continuano ad essere disponibili i test rapidi presso farmacie e ambulatori medici – è l’unico tracciamento veramente possibile e di qualche utilità immediata. La parola viene comunemente utilizzata per indicare anche il tracciamento dei contatti di un soggetto infetto, che dovrebbero essere sondati sino al terzo livello (contatti dei contatti dei contatti!). Cosa che è francamente impossibile in un regime di libertà individuali e di privatezza garantita, come è quello delle nostre democrazie occidentali. Forse questo tracciamento è possibile in Cina, dove gli spostamenti della popolazione sono perennemente sottoposti a telecamere per il riconoscimento facciale, e nessuno osa lamentarsi.

Ma perché dover aspettare che un soggetto positivo manifesti sintomi, magari già gravi, per far partire un tracciamento, che poi si dimostra impossibile da realizzare? È un’arma spuntata in partenza. L’unico tracciamento possibile ed efficace è quello preventivo e diagnostico, che tende ad individuare il vero potenziale contagioso, che è costituito dal bacino degli asintomatici, ovvero quei soggetti che non sanno di essere positivi al Covid, che non sono malati in casa e che non affollano le corsie degli ospedali o le terapie intensive.

Eppure sono proprio gli asintomatici la bomba del contagio, un vero e proprio ordigno innescato e silente. Ed essi sono rinvenibili solo con un tracciamento diagnostico a tappeto, come quello attuato nella Provincia autonoma di Bolzano nello scorso week-end. Il raccolto prezioso dello screening con tampone rapido è l’aver scovato 3.185 asintomatici, che non si sarebbero mai presentati al pronto soccorso, appena lo 0,9% della popolazione, ma che – come ha detto il governatore altoatesino, Arno Kompatscher – «se non li avessimo individuati, avendo in Alto Adige un Rt di 1.5, avremmo rischiato 95.000 contagi nel giro di poco».

Se l’esperimento di Bolzano è così ben riuscito, perché non pensare di fare qualcosa di simile nelle prossime settimane in vista del Natale, anche in altri territori dell’Italia, magari in province che assomigliano territorialmente e demograficamente a quella di Bolzano, come Sondrio (180mila abitanti), Lecco (340mila) e Como (600mila)? A meno che non si debba riconoscere, con un pizzico di amarezza, che a Bolzano sia stato possibile attuare lo screening, solo perché si tratta di una provincia dotata di una sua autonomia di bilancio, progettualità e azione.

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One thought on “Colpo di testa 185 / Screening, la lezione di Bolzano

  1. Certamente l’esperimento è ben riuscito perchè Bolzano è provincia dotata di una sua autonomia di bilancio, progettualità ed azione. Non è però ipotizzabile, anche nel più capillare dei “federalismi”, suddividere l’Italia in moltissime province autonome…

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