La via della tenerezza

TERZA DOMENICA DI AVVENTO – Anno A

Questa terza domenica di Avvento è conosciuta come domenica Gaudete, cioè «rallegratevi». Il Vangelo però ci porta dentro un carcere, ove è rinchiuso Giovanni Battista. Manda i suoi discepoli a fare una domanda a Gesù: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Gesù risponde richiamando una profezia messianica. Sta accadendo ciò che il profeta Isaia aveva previsto nel tempo del Messia, cioè: «I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo». Sarebbe troppo facile ricordare a Gesù che il profeta Isaia aveva accennato anche alla «scarcerazione dei prigionieri» quale segno messianico. Ebbene, perché non cominciare con Giovanni? Ma, posto che Gesù avesse inscenato una bella liberazione dal carcere, resta vero che non tutti i ciechi riacquistano la vista, non tutti gli zoppi camminano, non tutti i sordi odono, e, soprattutto, sono già troppe le dita di una mano per contare i morti risuscitati. Come la mettiamo, allora?

La mettiamo che Gesù non è Messia in questo modo sensazionalistico, non è affatto un fenomeno da baraccone. Sembra che i discepoli di Giovanni e Giovanni stesso non si aspettassero questo. Volevano solo essere certi che Gesù è il Messia atteso, e che non bisogna più aspettare un altro. La storia ha avuto in Cristo il suo punto nevralgico e definitivo. La storia è solo prima e dopo Cristo. Questo, naturalmente, vale anche per noi, duemila anni dopo Cristo. È questo in fondo l’annuncio che dobbiamo portare al mondo. Ce ne ricordiamo? Può darsi che vi siano ancora ciechi, sordi, muti, storpi e persone in carcere, ma la storia ha già fatto il giro della boa e punta verso il grande ritorno di Cristo. Questo dobbiamo testimoniare. Talvolta si ha l’impressione che i cristiani siano divenuti bravi a fare tante cose, ma si siano dimenticati di essere profetici nel mondo in questo preciso modo: far alzare lo sguardo degli uomini verso la loro meta finale. Talvolta siamo talmente preoccupati di scovare il più piccolo seme di verità presente negli altri, che abbiamo vergogna a proclamare la Verità che è Cristo. Ce ne vergogniamo? Abbiamo paura a parlarne? Temiamo di essere rifiutati? Gesù dice una frase tremenda ai discepoli di Giovanni: «Beato è colui che non trova in me motivo di scandalo». Ci capita invece di scandalizzarci di Gesù, anche di Gesù Bambino! Si ha l’impressione che il cosiddetto «dialogo tra le culture e le religioni» sia vissuto dai cristiani come un grande albero pieno di foglie, ma senza più radici: il suo destino è diventare secco. Avvertiamo in questi giorni l’importanza di recuperare il senso della nostra fede che ha innervato di sé una storia, ha forgiato una cultura, ha creato delle tradizioni.

E bisogna farlo imparando il giusto sguardo sulle cose e sulle persone, in linea con l’appello di questa domenica Gaudete. Avete mai provato a mettere occhiali con lenti nere? Non potete poi lamentarvi perché… vedete tutto scuro! Spesso guardiamo gli altri con lenti sbagliate che fanno vedere solo le tonalità scure, e ci impediscono di cogliere i colori. È successo anche a Giovanni: dal carcere in cui è rinchiuso, corre il rischio di non vedere i segni della presenza di Dio. Gesù glieli mostra: i ciechi vedono, i sordi odono, gli zoppi camminano. Cioè: c’è una risposta d’amore adeguata ad ogni persona.

Questa capacità che chi ama trova in se stesso per saper essere vicino a ciascuno, si chiama tenerezza. Senza tenerezza, l’amore è freddo, arido. La tenerezza è davvero la forza segreta dell’amore. Attenti a non confonderla con la sdolcineria, che invece è solo debolezza. No, la tenerezza è una virtù solo se è una forza, solo se nasce da un possesso pieno di se stessi. La tenerezza è assai utile nell’educazione, perché permette all’amore di dire anche le cose più vere e… severe, nel clima giusto. Dio solo sa quanto i nostri amori abbiano bisogno di riscoprire la via della tenerezza! E Gesù si dimostra il più bravo maestro in questa materia, bisogna ascoltarlo e imitarlo!

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