Maria, il «recipiente» di Dio!

IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA

La solennità odierna ci invita a contemplare una donna, Maria, concepita nel grembo di sua madre senza il peccato originale. Rischiamo così di pensarla come una privilegiata lontana dalla nostra umanità. E sbagliamo. Quel privilegio che Maria ricevette nel momento del suo concepimento è un dono che tutti noi riceviamo nel giorno del nostro battesimo. Maria lo ricevette come privilegio perché fu un dono a lei fatto in previsione della morte e risurrezione di Cristo. Noi lo riceviamo come dono che consegue al mistero della redenzione, che Maria ha reso possibile con la sua generosa disponibilità alla chiamata di Dio.

Che cos’è il peccato originale? È la colpa di Adamo ed Eva nel paradiso terrestre, la cui conseguenza resta come attaccata ad ogni vita che viene concepita e data alla luce. Il racconto che abbiamo ascoltato nella prima lettura ci aiuta a comprendere. La condizione in cui l’uomo è posto dopo il peccato è contrassegnata dalla paura di Dio. Dio cerca Adamo: «Dove sei?». E Adamo risponde: «Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto». Maria, invece, ode la voce dell’angelo che la saluta e la chiama ad una missione grandissima, non si nasconde pur rimanendo turbata che una presenza divina le parli, e risponde positivamente: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola».

Che cosa ci mostra Maria in questa sosta che ogni anno la Chiesa pone nel nostro cammino verso il Natale? Ella ci dice che il male è sconfitto in partenza, perché lei, creatura umana del tutto simile a noi, è stata ricolmata di grazia sin dal primo istante di vita. Proprio così la chiama l’angelo nel suo saluto: «piena di grazia». L’essere «senza peccato» fu in realtà per lei l’essere «piena di grazia». Ove lo spazio del cuore è occupato totalmente dalla grazia di Dio non c’è posto per il peccato. Esattamente questa è la verità che Maria ci mostra oggi nella solennità dell’Immacolata Concezione.

Mi direte: è impossibile che lo spazio del nostro cuore umano sia completamente ricolmo della grazia di Dio. Potrei rispondere con le parole dell’angelo: «Nulla è impossibile a Dio». Quel che conta – anche per noi, a cui il peccato originale è stato cancellato con la grazia del battesimo – è non nascondersi alla sua grazia che ci cerca. Il «dove sei?» del paradiso terrestre continua a risuonare tante volte nella nostra vita e ci invita a stare nudi davanti a Dio.

C’è una bellissima pagina di sant’Agostino in cui egli paragona la nostra vita ad un recipiente che Dio vuole ricolmare. Dice: «La vita di un buon cristiano è tutta un santo desiderio… e tu, attraverso il desiderio, ti dilati, cosicché potrai essere riempito. Ammettiamo che tu debba riempire un grosso sacco e sai che è molto voluminoso quello che ti sarà dato; ti preoccupi di allargare il sacco più che puoi; sai quanto hai da metterci dentro e vedi che è piccolo; allargandolo lo rendi più capace. Allo stesso modo Dio con l’attesa allarga il nostro desiderio, col desiderio allarga l’animo e dilatandolo lo rende più capace. Viviamo dunque, o fratelli, di desiderio, poiché dobbiamo essere riempiti». E aggiunge: «In questo consiste la nostra vita: esercitarci col desiderio. Saremo tanto più vivificati da questo desiderio santo, quanto più allontaneremo i nostri desideri dall’amore del mondo. Il recipiente da riempire deve essere svuotato. Tu devi essere riempito di bene: liberati dunque dal male. Supponi che Dio ti voglia riempire di miele: se sei pieno di aceto, dove metterai il miele? Bisogna gettar via il contenuto del vaso, anzi bisogna addirittura pulire il vaso, pulirlo faticosamente coi detersivi, perché si presenti atto ad accogliere questa realtà misteriosa».

Il recipiente di Maria era pulito in partenza, così che Dio poté da subito ricolmarla fino all’orlo con la sua grazia. Il nostro recipiente è stato pulito da Dio nel giorno del battesimo, ma continuamente si riempie di aceto e di desideri sbagliati. È certo che Dio vuole colmarlo con il suo miele e, con l’attesa, allarga il nostro desiderio di Lui. A noi il compito di dilatare il nostro cuore liberandolo dal male perché sia adatto a ricevere la grazia di Dio.

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