Colpo di testa 125 / Passi giganteschi sulla Luna e piccoli passi sulla Terra

Corriere di Como, 16 luglio 2019

«Non voglio mica la luna», cantava Fiordaliso al Festival di Sanremo del 1984. La Luna la volevano americani e sovietici nella rincorsa allo spazio iniziata con la missione del russo Gagarin nel 1961 e praticamente conclusa il 20 luglio 1969 con l’allunaggio degli statunitensi Armstrong e Aldrin. Anni frenetici, tutti tesi al raggiungimento di un traguardo simbolico, che, a distanza di cinquant’anni, appare sempre più come un masso erratico nella prateria delle missioni spaziali che hanno preceduto e seguito quella di Apollo 11. Il nuovo traguardo sembra essere costituito da Marte, ma per esplorazioni con equipaggi umani del pianeta rosso si ipotizza la data del 2038.

Per ora accontentiamoci di celebrare il mezzo secolo dall’impresa, che tenne incollati al televisore mezzo miliardo di persone in ogni parte della Terra, per vedere in diretta «un piccolo passo per un uomo» che, come disse colui che lo fece, Neil Armstrong, rappresentava «un passo gigantesco per l’umanità». Un momento emozionante che riunì famiglie e gruppi nella fruizione di un evento mediatico di portata mondiale (in Italia si era nel pieno della notte tra il 20 e il 21 luglio) e che, se fosse avvenuto oggi, avrebbe avuto l’immensa platea dei telefonini, miliardi di teste ricurve verso il basso per fissare un evento del cielo ed un numero indescrivibile di like postati nel medesimo secondo.

Meglio averlo potuto godere sul divano di casa, davanti al piccolo schermo in bianco e nero del televisore, con l’annuncio di Tito Stagno – «Ha toccato!» – e il diverbio con Ruggero Orlando – «No. Non ha toccato!» – prima della incredibile passeggiata lunare di Armstrong e Aldrin. Il mezzo secolo che è passato da quella notte ha registrato la veloce rivoluzione digitale dei mezzi di comunicazione sulla Terra, ma non un eguale progresso nell’esplorazione del nostro satellite, quasi che la rincorsa fosse ad arrivarci sulla Luna e non certo ad abitarci! I villaggi lunari sono rimasti e continuano a rimanere a livello della fantascienza, anche perché non interessa veramente a nessuno prendere casa in un ambiente inospitale come quello della Luna.

In che senso, allora, il piccolo passo di un uomo può essere considerato un passo gigantesco per l’umanità? Innanzitutto perché realizza il desiderio dell’uomo a superare continuamente i limiti della conoscenza. Tornano alla mente le parole dell’Ulisse dantesco che, giunto alle invalicabili colonne d’Ercole, sprona i suoi all’impresa di superarle: «Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza». Eppure la vita dell’uomo sulla Terra non è gigantesca solo nei gesti estremi come può essere l’andare sulla Luna, anzi lo deve essere nei piccoli passi quotidiani, che garantiscono una vita serena a milioni di persone sul nostro pianeta.

Da questo punto di vista, per comprendere la frase di Armstrong può essere utile ricordare quanto è scritto sulla targa commemorativa che i due astronauti americani lasciarono sulla Luna, nel mare della Tranquillità: «Siamo venuti in pace, per l’umanità intera». Purtroppo, il progresso della conoscenza sembra aver contribuito alla conflittualità tra gli uomini. Tanto che, mezzo secolo dopo lo straordinario allunaggio, per l’uomo di oggi è sempre il tempo di un più ordinario atterraggio.

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