SEDICESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno B
La pagina evangelica appena ascoltata in questa domenica di estate inoltrata ci offre la possibilità di fare una riflessione particolare. C’è in questi pochi versetti di Marco una sorta di «teologia delle ferie». Già in questi giorni o nelle prossime settimane in tanti lasceranno i luoghi del lavoro per passare un periodo di vacanza al mare o ai monti. Non tutti, certo, ma anche coloro che restano a casa si trovano a vivere in una condizione più rilassata, una sorta di ferie povere. Ebbene, la pagina evangelica di oggi ci mostra un Gesù che, dopo aver inviato i suoi in missione, li riaccoglie presso di sé, li ascolta, ma soprattutto… li porta in vacanza: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’».
Vacanza riuscita? Non sembrerebbe, visto che la folla insegue Gesù e lo costringe agli straordinari. Ma possiamo immaginare che anche Gesù con i suoi apostoli sia riuscito a passare qualche giorno in disparte, in un luogo solitario, per riposare un po’. Possiamo domandarci: in che cosa consiste la vacanza per Gesù? Che equivale a chiedersi: qual è lo specifico cristiano dell’andare in vacanza?
Intanto, il riposo domanda un distacco dal frastuono. Quella folla che andava e veniva senza lasciare il tempo nemmeno per mangiare assomiglia molto al ritmo stressante del nostro modo di lavorare. Gesù si commuove, e per far riposare i suoi apostoli, li conduce in un luogo solitario. Forse tante nostre vacanze non sono altro che la trasposizione del ritmo del lavoro da un luogo ad un altro. Certi luoghi di villeggiatura sembrano il trasferimento della città al mare o in montagna: stesso caos, orari impazziti, rapporti tesi. Così non si riposa, sembra suggerirci Gesù: per riposare serve un taglio netto con il frastuono. Sicuramente un certo divertimento non ha nulla da spartire con la vacanza e il riposo così come li intende Gesù.
Poi, ed è l’aspetto decisivo, il riposo è tale se è un andare e uno stare in disparte con Gesù stesso, che non è un Dio solo per il tempo del lavoro ma anche per il tempo delle ferie. Succede, invece, che si vada in vacanza anche da Dio, abbandonando per quelle settimane tutte le buone abitudini di una vita cristiana. Capita di incontrare persone che vanno a Messa tutto l’anno tranne che in vacanza, forse perché credono che le pratiche della fede siano una sorta di lavoro da cui astenersi in tempo di ferie. Così come capita di incontrare persone che vanno a Messa solo in ferie, forse perché considerano la fede come una cosa che si fa solo quando si ha tempo libero. Prospettive entrambe sbagliate. Gesù non è una variabile della vita, che può essere dimenticato a casa oppure tirato fuori dall’armadio solo quando si fanno le valige per le vacanze!
In ferie naturalmente si va con il corpo e con lo spirito. E non sono affatto due cose distinte, come si si riuscisse a separarle. Se non rispetto il corpo, il mio non è più un riposare. Andare in ferie con il corpo significa, quindi, non sottoporlo a sforzi e a rischi disumani. Così come l’attenzione allo spirito si misura attraverso la pratica di letture proficue e dialoghi profondi. L’incontro personale sia privilegiato, lo sguardo interiore approfondito, l’amicizia migliorata. Così facendo, ogni luogo sarà deserto e in disparte con noi troveremo anche Gesù.