Colpo di testa 81 / La comunicazione e l’incubo social

Corriere di Como, 17 luglio 2018

Ho fatto in tempo a vedere i comunicati e le dichiarazioni di uomini politici e partiti, scritti su carta intestata. C’era la bellezza dell’espressione coniata con un linguaggio appropriato, e una sorta di fissità e ufficialità. Si sapeva con sufficiente certezza che quella era la posizione del tale e del tal altro. Quanto poi a rispettarla o a cambiarla, tutto naturalmente era comunque possibile.

Poi arrivò la televisione e qualcosa cominciò a cambiare nei modi e nelle forme della trasmissione di notizie e opinioni, con il prevalere delle immagini e della presa diretta sui fatti e la loro interpretazione. Infine venne la rete, e la fissità e l’ufficialità sembrano reperti archeologici di un’antica civiltà, che si è persa nel vortice di tweet, messaggi e filmati facebook. Oggi si comunica così e, al posto della certezza, c’è l’altalena delle posizioni che cambiano spesso, e non tra ieri e oggi, ma tra stamattina e mezzogiorno e poi di nuovo nel pomeriggio.

Se lo fa il presidente degli Stati Uniti d’America, ci allarmiamo un po’ tutti perché non riusciamo a capire quale sia la sua reale posizione. Prendiamo il recente viaggio di Trump a Londra. Appena arrivato in terra britannica, il presidente degli Stati Uniti ha criticato aspramente Theresa May in una intervista al quotidiano Sun. Poi, però, ha cambiato idea e, seduto accanto alla premier inglese, ha parlato di relazioni mai così forti: «Il rapporto è molto, molto solido. Abbiamo un’ottima relazione», ha detto Donald Trump. Infine, una volta partito il presidente Usa, la premier May ha rivelato il consiglio datole da Trump in merito alle trattative con l’Europa per la Brexit: «Mi ha detto che dovrei citare in giudizio la Ue, non entrare in trattativa, denunciarli».

Il presidente americano usa moltissimo i tweet e si contraddice spesso. Almeno così sembra, ma in realtà egli utilizza i tweet come frecce, rivolte ora all’uno ora all’altro dei suoi bersagli, in un gioco confusionale che in realtà nasconde il suo disegno. Bisogna fare lo stesso lavoro che, negli anni della guerra fredda, era necessario per interpretare correttamente il linguaggio criptico dei dispacci della Pravda sovietica: ogni parola andava soppesata, qui bisogna contestualizzare ogni tweet.

Sia chiaro, il progresso non si può fermare e i social network costituiscono un reale avanzamento, perché aiutano anche il semplice cittadino a entrare nelle notizie e a costruirne il percorso comunicativo, ben più di quanto facessero i nudi comunicati stampa, che erano riservati ai soli giornalisti. I nuovi strumenti, poi, sono al servizio del protagonismo dei politici, trasformandoli in addetti stampa di se stessi e comunicatori in proprio della loro opinione, non più filtrata dai tradizionali mezzi di informazione.

Ma indubbiamente i social hanno pure dato nuova linfa ai vecchi difetti, incrementando le potenzialità della politica quale scienza del dreebbling, in cui tanti esponenti della cosiddetta terza repubblica son più bravi di Cristiano Ronaldo. Qualche volta verrebbe da dire: carta intestata, quanto mi manchi!

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