PRIMA DOMENICA DI QUARESIMA – Anno A
Ogni anno la Quaresima inizia nel deserto delle tentazioni, ove Gesù è condotto dallo Spirito. Bisogna trovare il coraggio di affrontare questa pagina, che ha molto da dire alla vita di ciascuno di noi. Il maligno è una presenza tangibile.
Egli vuole che prendiamo coscienza della nostra dignità di persone libere, facendocela avvertire, però, come una potenza da utilizzare in proprio. È la stessa tecnica di seduzione adottata con Gesù: a Lui il diavolo voleva ricordare la sua natura divina e voleva spingerlo ad utilizzarla pienamente in un modo del tutto indipendente dalla volontà del Padre. Con noi usa la medesima arma: ci ricorda che siamo uomini e donne dotati di libertà. Naturalmente tiene nascosta l’origine di questa libertà, l’origine della nostra stessa vita. Anzi, da quell’origine vuole separarci e allontanarci. Il tranello è seducente. A differenza di Gesù, che seppe vincere le tentazioni, noi vi cadiamo spesso. Ecco perché abbiamo pregato nella colletta, dicendo: «O Dio, che conosci la fragilità della natura umana ferita dal peccato, concedi al tuo popolo di intraprendere con la forza della tua parola il cammino quaresimale, per vincere le seduzioni del maligno e giungere alla Pasqua nella gioia dello Spirito».
È curioso. Il diavolo crede di convincerci che non abbiamo alcun limite e, in questo modo, ci rende ancora più fragili (ma ce ne accorgiamo solo dopo, esattamente come accadde ad Adamo ed Eva, che conobbero la propria nudità solo dopo aver fatto ciò che il serpente aveva suggerito loro). In realtà, l’unico modo per sanare la nostra fragilità è proprio riconoscere di avere un limite e accettare questa condizione naturale con la massima serenità possibile. L’origine della nostra libertà – che è una libertà limitata, tipica di una creatura – sta nell’amore di Dio. L’amore è relazione con un altro. Il diavolo cerca di separarci da questa relazione con Dio. Ci fa credere che possiamo farcela da soli, che tutto è alla portata della nostra volontà, che possiamo essere noi il vero ed unico dio della nostra vita. Il suo scopo è farci uscire dalla relazione con Dio. In nome della libertà, vuole farci uscire dall’amore che sta all’origine di tutto. Una volta fuori, anche la libertà svanisce, perché senza l’ancoraggio alla verità, ogni libertà è senza meta (è la verità che ci fa liberi, come ha giustamente sentenziato Gesù stesso!). Ecco perché Gesù risponde al diavolo che lo tenta, semplicemente ricordandogli come stanno veramente le cose. Adattarsi alla realtà, questa è la via che sconfigge il maligno. Può sembrare una strada di disarmante semplicità, eppure è la cosa più difficile da mettere in pratica quando tante immagini rischiano di deformare la realtà. Adattarsi alla realtà è come, sulle barche, ammainare le vele per lasciarsi portare da un vento che esse non sanno contenere e che rischierebbe di spezzare l’albero e di compromettere l’avventura. Ammainare le vele significa, in verità, non rinunciare all’aiuto che esse possono dare alla navigazione, ma metterle al sicuro sulla barca per poterle, al momento opportuno, dispiegare così che la traversata possa godere del giusto contributo del vento. Adattarsi alla realtà è un principio di equilibrio e di saggezza profonda. E della realtà fanno parte la solitudine, la povertà, la debolezza, la fragilità, il limite. La realtà è costituita dalle scelte che ciascuno di noi ha fatto in armonia con la volontà di Dio. La realtà è la propria vocazione. La realtà è la propria famiglia, il proprio lavoro, il proprio servizio generoso alla Chiesa. Adattarsi alla realtà equivale a riconoscere a Dio il ruolo di supremo artefice e provvidente regolatore della storia. Poi, Dio – che è innamorato della nostra libertà – saprà regalarci il vento giusto per le nostre vele e amerà vederle dispiegate sulla nostra barca così che possa gonfiarle con la sua forza. Addirittura Egli godrà di salire sulla nostra barca, lasciandoci al timone, perché Dio non è affatto geloso dei nostri traguardi. Anzi, li prepara e li desidera. L’unico modo che abbiamo per non raggiungerli è proprio quello suggerito dal diavolo, nel deserto delle tentazioni: credere di poter modificare la realtà a proprio piacimento, in assoluta autonomia, facendo a meno di Dio. È una tentazione ricorrente nella nostra vita. Fa bene la Chiesa, ogni anno, a ricordarcela all’inizio della Quaresima.