La Chiesa parte da Cafarnao

TERZA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno A

Lago di BraiesTutto comincia a Cafarnao. E tutto comincia quando la vicenda di Giovanni sta giungendo al suo esito finale. Sarebbe sbagliato affermare che Gesù fugge dalla Giudea quando viene a sapere che il Battista è stato arrestato. No, è vero invece che Gesù inizia dalla periferia, da quella «Galilea delle genti» che non godeva di grandi favori perché costituiva un territorio di confine, di passaggio, di confusione di lingue e religioni. Matteo – che ci racconta la vicenda – lo sa bene, perché lui era di Cafarnao e in quella cittadina riscuoteva le imposte. Anche lui sarà tolto dal suo lavoro per diventare «pescatore di uomini», esattamente come i quattro pescatori di cui ci narra la pagina evangelica odierna, Pietro e Andrea, Giacomo e Giovanni.

La storia della Chiesa comincia lungo la riva del mare, in mezzo al vociare dei pescatori e della gente, in una città di confine, in un giorno feriale. È un’immagine, questa, che ci fa bene rinverdire, visto che siamo assuefatti all’idea che il Vangelo ed il cristianesimo siano un affare festivo da vivere tra le quattro mura di una chiesa nel tempo della Messa domenicale.

Gesù i suoi discepoli non è andato a sceglierseli tra le persone esperte della Legge in una sinagoga – anzi da quella di Cafarnao fu cacciato in malo modo – ma in riva al mare tra le barche dei pescatori. Per farne discepoli suoi, discepoli dell’unico Maestro. «Subito lasciarono le reti e lo seguirono», dice Matteo. Un «subito» che non sta ad indicare una comprensione perfetta dei contenuti della missione, ma la disponibilità a mettersi al seguito di Gesù, di convertirsi a Lui, di voltarsi verso di Lui, nella cui persona davvero il regno dei cieli si è fatto vicino.

La vita della Chiesa si gioca, dunque, in massima parte, nella vita feriale, a contatto con le persone della nostra famiglia, con l’ambiente del lavoro e della scuola. Lì si sperimenta la propria appartenenza al regno di Gesù. Senza essere dei separati che vivono un’altra vita, ma illuminando la stessa vita di tutti con la luce che viene dal Vangelo. Gesù userà proprio l’immagine della luce che illumina, ed è la stessa immagine evocata dal profeta Isaia: «Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse». Matteo riprende queste parole e conferma che si sono avverate proprio lì, a Cafarnao. C’è qui una chiara indicazione anche per noi: dove c’è l’uomo con le sue domande, lì c’è spazio per la risposta del Vangelo. È un invito a lasciar splendere, nonostante tutto, nella sua immutata bellezza, la luce di Cristo in mezzo ad un mondo che vive nelle tenebre. Guai se dovessimo mettere il paralume al Vangelo per non disturbare troppo le tenebre che ricoprono l’umanità! Lasciamo che la luce di Cristo troneggi in tutto il suo bagliore, senza spegnerla con i nostri ragionamenti di comodo o con i nostri accomodamenti interessati. Gesù non va in Galilea per condividere le tenebre che la ricoprono, ma per essere la luce che dissipa proprio quelle tenebre. Dobbiamo anche noi fermamente credere che ci è chiesto di camminare lungo il mare della nostra Galilea, convinti che dove noi facciamo risuonare il messaggio evangelico e rendiamo visibile la nostra testimonianza, lì può radicarsi il germe di un’umanità nuova.

La seconda lettura ci aiuta ad entrare nella ferialità di una comunità cristiana ben precisa, quella di Corinto. Essa era contrassegnata da divisioni tra gruppi che si ispiravano ciascuno ad un proprio maestro. San Paolo, scrivendo ai Corinzi, ricorda loro che l’unico Maestro è Gesù Cristo. A lui bisogna continuamente convertirsi. Questo esercizio del rivolgere lo sguardo su Gesù è sempre opportuno anche nelle nostre comunità. Il rischio, infatti, è quello di dimenticare il motivo per cui noi facciamo parte della Chiesa. La Chiesa è e resta sempre quella particolare «società di pesca» fondata da Gesù sulla spiaggia di Cafarnao: è una comunione di persone che fa riferimento esclusivo a Gesù, il Crocifisso risorto, e che svolge la missione di… pescare gli uomini alla vita del Vangelo. Non riduciamo la Chiesa ad un progetto pastorale, o ad un’associazione, o ad un luogo adatto alla propria gratificazione. Essa vive se ciascuno vive nella Chiesa nel nome dell’unico Maestro, Gesù Cristo.

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