La conversione del… ricominciare

SECONDA DOMENICA DI AVVENTO – Anno A

Piz Boè - Gruppo del SellaGesù e Giovanni dicono la stessa cosa nella loro predicazione: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!». Giovanni, dicendo queste parole vuole indicare proprio Gesù: è Lui a rendere vicino il regno dei cieli e a rendere urgente la conversione. Gesù con quelle parole vuole indicare se stesso come il modo storico di regnare di Dio che si è fatto talmente vicino da essere addirittura… presente.

Giovanni e Gesù, anche se dicono la stessa cosa, sono molto diversi. Giovanni è un tipo vestito in modo strano, che vive nel deserto e mangia quello che la natura gli offre; è uno che urla, uno che usa immagini forti, uno che non s’accontenta mai (al gruppo di farisei e sadducei che hanno comunque fatto la fatica di andare sino al Giordano dice: «Razza di vipere!» – che non è proprio un bel modo di salutare). Chi lo vuole incontrare deve andare da lui, nel deserto. Gesù, invece, è un uomo affascinante, che richiama le folle con discorsi e parabole, disponibile all’ascolto e al perdono; ama sedersi a tavola, mangiare e bere nelle case dei farisei oltre che in quelle dei suoi amici. Ma l’urgenza della conversione è ancora più forte. Il fastidio provocato nelle autorità religiose ancora più grande. Tanto è vero che, accomunati nelle parole che invitano alla conversione, Gesù e Giovanni lo saranno anche nel martirio.Qual è il messaggio che Giovanni Battista porta ancora oggi nel nostro cammino di Avvento? Mi sembra molto attuale per noi la parola da lui rivolta ai farisei e ai sadducei, ovvero a persone che comunque vivevano entro una dimensione religiosa. Dice loro Giovanni: «Fate un frutto degno della conversione, e non crediate di poter dire dentro di voi: “Abbiamo Abramo per padre!”». Lasciatemi tradurre in un altro modo: «Non cullatevi nell’illusione che basti il rito del battesimo, o l’essere qui a Messa, o il credere di far parte anagraficamente della Chiesa per guadagnare la salvezza e non avere più alcun problema nella vita». Giovanni chiede un frutto degno della conversione. Quale sarà mai? Non dobbiamo pensare a grandi cose, a grandi slanci, a progetti faraonici.

È frutto degno della conversione la voglia di ricominciare da capo ogni volta che la vita ci sconfigge e ci verrebbe voglia di abbandonare il cammino. Non è sempre facile compiere una simile scelta. È più facile gettare la spugna e rinunciare. È più facile prendere qualche scorciatoia. È più facile sedersi. Ricominciare è un verbo cristiano per eccellenza, perché solo la fede nella risurrezione di Cristo permette di coniugarlo. La conversione del ricominciare è la più difficile. Quando uno si converte per la prima volta, può esserci ancora tanto entusiasmo dato dalla consapevolezza di intraprendere un cammino nuovo. Ma quando le cadute si susseguono e le delusioni si moltiplicano, la forza di ricominciare viene meno, ed è allora che il frutto è davvero degno della conversione. Vi sono grandi figure di santi che nella loro vita non hanno mai visto realizzarsi nulla di quanto avevano desiderato e progettato: la loro santità è stata tessuta proprio con il coraggio e la fede di ricominciare sempre, confidando soltanto nella promessa di Dio.

Per ricominciare bisogna imparare a credere di più alla misericordia di Dio che all’evidenza della propria debolezza. Anche questo non è sempre facile. Perché la debolezza è evidente, mentre la misericordia richiede un gesto di abbandono.

Per ricominciare bisogna imparare a credere di più alla realtà che Dio costruisce davanti a noi, accettando che sia diversa dall’immagine che noi possiamo essercene fatta. Accadde proprio a Giovanni Battista. Annunciando il Messia, lo dipinse come uno che «tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile». Quando lo avrà di fronte, lo scoprirà piccolo e mite, e gli verrà presentato come uno che guarisce e risana. L’immagine del Battista viene corretta dal Cristo. Colui che effettivamente viene è diverso da colui che deve venire. Giovanni annunciava un Dio Giudice e verrà un Dio Bambino.

Sia così anche il nostro Avvento. Prepariamo il nostro cuore, così che il Dio Bambino possa abitarlo. Prepariamoci subito, senza perdere tempo, perché Egli si è fatto vicino!

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