Avvento è speranza… certa!

PRIMA DOMENICA DI AVVENTO – Anno A

Laion«La redenzione ci è offerta nel senso che ci è stata donata la speranza, una speranza affidabile, in virtù della quale noi possiamo affrontare il nostro presente: il presente, anche un presente faticoso, può essere vissuto ed accettato se conduce verso una meta e se di questa meta noi possiamo essere sicuri, se questa meta è così grande da giustificare la fatica del cammino». Mi è ritornata davanti agli occhi questa espressione  dell’enciclica Spe salvi di Benedetto XVI. Mi sembra che queste parole possano fare da frontespizio al nuovo anno liturgico che comincia oggi con la prima domenica di Avvento. Esse descrivono perfettamente questo tempo prezioso che – nella sua scansione di quattro settimane – rappresenta l’intero cammino della vita, che è un lungo avvento nell’attesa dell’incontro definitivo con il Signore Gesù. È un cammino faticoso la vita? Sì, lo è per tutti. E ciascuno di noi, pur nella diversità del suo stato di vita, potrebbe raccontare i suoi problemi, le sue miserie, le sue fragilità, gli ostacoli che incontra lungo la via, e quel ripetere quotidianamente gesti di cui talvolta egli per primo smarrisce il significato e si dispera che possano avere un senso. Se ci pensiamo bene, il desiderio più grande che nutriamo in cuore è di trovare qualcosa – o, meglio ancora, qualcuno – che possa, come dice il Papa, «giustificare la fatica del cammino», darle una motivazione, una direzione, un senso. Quando si ha un «perché» per vivere, ogni «come» diventa sopportabile; ma deve essere una «meta» di cui «possiamo essere sicuri», una metà «così grande» da far vivere e accettare un presente faticoso. Esiste una simile meta? Natale è lì proprio a confermarci che esiste, e non è una meta lontana, non è un’idea astratta che barcolla paurosamente nel confronto delle opinioni, non è una chimera per sognatori e nemmeno qualcosa che bisogna avere i soldi o l’intelligenza per ottenerla o strapparla al destino. Se fosse così, sarebbe una meta per pochi e, quindi, solo in pochi potrebbero sperare, i soliti fortunati che la vita ha dotato di tanti talenti. Affatto. Natale non è una conquista, ma un dono, ed è un dono inaspettato. Ecco perché un nuovo anno liturgico comincia sempre dal Natale, da una certezza che però è nell’ordine del dono e non della conquista.

Nei giorni scorsi non ho potuto fare a meno di ascoltare il dialogo di due persone, un uomo e una donna, che pranzavano vicino a me. Parlavano proprio del Natale ormai vicino. Lui aveva in mente una vacanza alle Maldive e la sua preoccupazione era di andarla a prenotare in Svizzera: «Sì, così evito i villaggi turistici dove ci sono gli italiani!». Lei, invece, era preoccupata di essere travolta dalla schiavitù dei regali: «Guarda, spero proprio che non mi facciano regali, sennò devo ricambiare… che noia!». Mi sono detto: che strano modo di vivere l’Avvento hanno questi due: lui ha sbagliato completamente la meta, lei l’atteggiamento. Quella meta non vale l’attesa e non fonda alcuna speranza sicura. E la noia, poi, è la negazione della gioia, è l’agonia dell’umanità. Ho pensato che, per fortuna, questi sono problemi di quei pochi che hanno altro a cui pensare nella vita, che non siano i problemi normali che invece ha la gente comune (ad esempio, arrivare alla fine del mese con lo stipendio!). C’è il rischio, però, che questa mentalità abbia allargato i suoi confini, così da abitare anche il nostro cuore. Ce lo dice Gesù nella pagina evangelica odierna: «Come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noé entrò nell’arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti; così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo». Sì, ci sono molti che, immersi come sono nelle cose giudicate prioritarie, non si accorgono più dell’essenziale, e va a finire che l’essenziale li travolge. L’Avvento ogni anno ci viene donato proprio per non essere travolti da quella meta donata a tutti che è Gesù Cristo, Dio fatto carne per noi, l’unico capace di rendere affidabile la nostra speranza e tale da giustificare la fatica del cammino. L’Avvento ci è dato per prepararci ad accogliere un Dono grande. Che sia più a portata di mano delle Maldive… e che, soprattutto, sia capace davvero di sanare la noia del vivere.

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