Colpo di testa 08 / Fidel Castro il sognatore e la statua di John Lennon

Corriere di Como, 29 novembre 2016

fidel-castroPoliticamente era scomparso già da qualche anno, ideologicamente è ancora una bandiera che sventola, ma la notizia di questi giorni è che Fidel Castro è morto all’età di novant’anni. Trattandosi di uno degli uomini più divisivi del Novecento – o con lui o contro di lui – la notizia della sua morte ha generato un lutto inconsolabile a Cuba (almeno per quanto appare ufficialmente) e una gioia incontenibile a Miami, dove vive la maggior parte degli esuli cubani. Negli ultimi anni si erano riaperti i canali diplomatici con gli Stati Uniti di Obama – difficile immaginare una continuità morbida con il nuovo presidente Trump – e soprattutto con la Chiesa, grazie alle due storiche visite a Cuba di Giovanni Paolo II nel gennaio 1998 e di papa Francesco nel settembre 2015.

Il fenomeno del castrismo non è facilmente inquadrabile nelle categorie politiche occidentali – come del resto tutte le dittature sudamericane – ma una cosa è certa: affidato com’è ad una prassi e chiuso entro una prospettiva orizzontale e storica, esso può dirsi sostanzialmente fallito perché storicamente non realizzato. È cioè la storia a dare questo giudizio dell’esperienza castrista, e il segnale più evidente viene proprio dalle innumerevoli ventate di revisionismo che lo strano “comunismo” castrista ha conosciuto nell’ultimo ventennio (anche il cambiamento di linea nei rapporti con la Chiesa cattolica è, in fondo, un segno di profonda debolezza). Ricordo uno soltanto di questi episodi di revisionismo da parte del lìder maximo, non certo il più importante ma, a me pare, molto significativo. L’8 dicembre del 2000 cadeva il ventesimo anniversario dell’assassinio di John Lennon. Manifestazioni si svolsero in ogni parte del mondo. Incredibilmente anche a L’Avana, dove fu proprio Fidel Castro in persona ad inaugurare una statua in bronzo in cui il cantante dei Beatles appare seduto su una panchina con i capelli lunghi e la tipica posa da sognatore.

Il baronetto della regina d’Inghilterra che fa impazzire i giovani dell’odiato Occidente, il capitalista che ha fatto una barca di soldi con dischi e affari, rivisitato come modello di eroe rivoluzionario? Incredibile, davvero. In quell’occasione Castro ebbe a dire: «Anch’io sono un sognatore, che ha visto i suoi sogni tramutarsi in realtà». Quale sarebbe il sogno di Fidel divenuto realtà nell’isola caraibica? Forse la miseria di gran parte della popolazione e le ripetute violazioni dei diritti civili?

Pace all’anima di Castro, dunque. Anche lui avrà presto una statua di bronzo nella Plaza de la Revolución. E magari la storia dei prossimi anni revisionerà anche la sua immagine ancora troppo mitizzata, e ce lo presenterà come un eroe di una rivoluzione… dimezzata.

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