SEDICESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno C
La pagina evangelica che abbiamo ascoltato segue immediatamente quella di domenica scorsa. Ci sembra quasi di vedere incarnata in Marta la misericordia del buon samaritano nella sua versione più normale. Non è necessario essere sulla strada e trovarsi di fronte un malcapitato aggredito dai briganti, basta la propria casa e in essa vivere il servizio più umile in modo generoso e quotidiano. Il poeta indiano Tagore dice così in una sua lirica: «Donna leggiadra! Con uno sguardo dei tuoi occhi potresti depredare tutta la ricchezza dei canti suonati sulle arpe dei poeti, ma non ascolti le loro lodi, perciò io vengo a lodarti. Potresti umiliare ai tuoi piedi le più orgogliose teste del mondo. Ma sono i tuoi cari, sconosciuti alla fama, che preferisci adorare, perciò io ti adoro. La perfezione delle tue braccia aggiungerebbe gloria allo splendore d’un re, con la loro carezza. Ma le usi per spazzare la polvere e pulire la tua umile casa, e perciò son pieno di stupore». Marta è così, eppure sulla bocca di Gesù c’è una lode per la sorella Maria che, «sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola». Marta e Maria, le due sorelle che amiamo contrapporre in una sorta di gara tra la vita attiva e la vita contemplativa. Non è così, ma prima di comprendere l’insegnamento di Gesù in proposito, fermiamoci a contemplare Gesù nella sua grande umanità. Se la parabola del buon samaritano era ambientata… in discesa tra Gerusalemme e Gerico, la parabola umana di Gesù in questa pagina evangelica è in un continuo saliscendi, prima giù lungo la fresca valle del Cedron e poi su lungo l’erta del monte degli Ulivi, e ancora giù sino a Betania, dove c’è la casa di Lazzaro, di Marta e di Maria. Dopo la giornata in città nel lavoro della predicazione, Gesù si sobbarca la fatica di un viaggio invece di restare a Gerusalemme per la notte. Dio è stanco, ma non tanto da evitare quel dolce tragitto che lo porta nella casa degli amici. Lì soltanto egli si riposa. Anche il Figlio di Dio, alla fine di una giornata, avverte il bisogno di una famiglia, sente il richiamo forte dell’amicizia e della convivialità. Il Dio venuto per accogliere è, alla sera della sua intensa giornata, un uomo che ha bisogno di essere accolto. Ha bisogno del calore di una casa, delle braccia di Marta che preparano un pasto, del volto di Maria che ai suoi piedi è disposta ad ascoltarlo. Ecco: Dio è così! Ci piaccia o no, la Chiesa ha le dimensioni della casa di Betania, ove il Dio che accoglie è un uomo stanco che viene accolto e servito, nel corpo e nello spirito. E qui comprendiamo anche quanto sia geniale che il personale di questa… Chiesa di Betania sia composto da due donne, due sorelle, come Marta e Maria. Non l’una contrapposta all’altra, ma l’una insieme all’altra, perché l’una non può esistere senza l’altra.
Marta e Maria, allora, rappresentano due dimensioni ineliminabili nella vita di ogni persona che voglia essere discepolo di Gesù e dimorare nella sua Chiesa. Marta e Maria, base per altezza. Marta rappresenta la base, ovvero il servizio nella sua concretezza, nella sua quotidianità, addirittura nella sua umile ripetitività. Piccoli o grandi gesti che si susseguono per donare sprazzi di serenità, di pace, di unità. Il servizio crea conforto, fa, cioè, essere forti insieme. Il rischio di Marta è l’affanno, il credere che tutto si risolva in un fare molti servizi. Invece tutto si risolve nel servire, ma essere servi è… base per altezza. Maria rappresenta l’altezza, l’origine e la profondità di ogni autentico servizio cristiano, che nasce sul terreno dell’ascolto silenzioso e si nutre con la linfa della preghiera. Solo in questo senso la parte di Maria è «la parte migliore», perché costituisce l’anima dei molti servizi di Marta. «Non le sarà tolta», perché sarà per sempre, anche quando non ci sarà più bisogno di fare. La parte di Maria, in un certo senso, è l’amore che precede e accompagna e segue ogni autentico gesto di servizio. Nessuno creda di poter essere Marta a lungo, se non si siede ai piedi del Signore e ritrova lì la motivazione profonda della sua vita. Anche perché succede spesso che il nostro fare non raggiunga i suoi scopi o vada incontro alle difficoltà, al rifiuto o al fallimento. A quel punto, davvero, ciò che non ci viene tolto è la «parte migliore» di Maria. Perché l’amore che abbiamo messo nel nostro fare non avrà mai fine.