Leggo su un quotidiano che «senza alcol nessuno di noi si diverte». Mi tolgo subito da quel «noi», eppure debbo riconoscere che quella che non si diverte senza alcol è una tribù numerosa, composta purtroppo anche da tanti minorenni. Leggo nello stesso articolo, però, anche discutibili affermazioni di adulti, genitori per giunta. La colpa di certe convinzioni diffuse tra i giovani è un po’ anche loro. Viviamo in un clima di leggerezza educativa abissale: abbandonate le redini – mica vorrai deturpare la libertà individuale di un sedicenne!… strana idea della libertà – resta solo il piano inclinato, sempre più inclinato. Io non capisco perché dovremmo meravigliarci di certi comportamenti adolescenziali degli adolescenti se la stessa logica guida i ragionamenti dei cinquantenni…
Ma restiamo all’alcol e al divertimento. Sono entrambi droghe; per forza, una volta scelto l’uno – il divertimento – deve esserci per forza l’altro – l’alcol – quando non si trasforma in qualcosa di più pesante ancora. La vera droga che abbiamo instillato nei giovani è il divertimento, è questa smania folle che ingolfa la testa e obnubila il pensiero. E quando mi vedo davanti agli occhi la madre pietosa – il papà, di solito, è già scomparso prima – che allarga le braccia e dice sconsolata: «Mio figlio deve pur divertirsi», ebbene, la china discendente dell’educazione è già inarrestabile.
Il divertimento è la via sbagliata della libertà umana, e, se diventa ossessione (e non può che essere così, perché il divertimento è totalitario), spegne nel cuore l’ardore della felicità. Io vorrei dire ai giovani – ma anche agli adulti, e per primo lo dico a me stesso – di desiderare, senza mai stancarsi, la felicità. Desiderarla, senza mai raggiungerla pienamente. Sono solo frammenti di felicità, che però portano al centro e, se “divertono”, è solo dalla noia. Certo, bisogna imparare e provare, rinunciando alla stupida logica del divertimento, che t’imbuca dentro uno scatolone assordante a trangugiare bicchieri.
Se uno ha bisogno di una sostanza per divertirsi, allora, statene certi, non sarà mai capace di vera felicità.