Epifania del Signore. Si fermò solo la stella…

Presepe Ponzate con i Magi

I Magi nel presepe della chiesa di Ponzate

La storia dei Magi ci raggiunge ogni anno alla fine delle feste. L’abbiamo un po’ accomodata dentro il nostro stampo. Facciamo sempre così, nel tentativo di addomesticare le storie a nostro favore, e togliere loro tutti gli spigoli… Per esempio, ci siamo convinti che i Magi vadano a Gerusalemme per cercare informazioni, visto che la stella cometa si era improvvisamente spenta in cielo e i tre venuti da Oriente non sapevano più dove andare. Niente affatto. La storia è più lineare di quello che pensiamo noi. I Magi erano molto probabilmente sacerdoti persiani dediti alla lettura dei segni astrali, ne avevano scorto uno di particolare luminosità e lo avevano interpretato: quella stella – non una cometa, forse solo una congiunzione di pianeti – indicava che nella vicina Palestina era nato un re. Si mettono in cammino, dunque, e vanno dritti a Gerusalemme, perché, da che mondo è mondo, i re nascono nelle regge e non certo in uno sperduto villaggio o in una stalla. Nessun viaggio tortuoso, quindi, nessuna deviazione forzata. La destinazione dei Magi è Gerusalemme, dove sta il re Erode. Essi cercano suo figlio, un figlio appena nato: «Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». E qui, ascoltando queste parole, nasce dentro di noi un interrogativo: ma, allora, c’è più di un re a Gerusalemme, uno a cui si deve adorazione e non solo venerazione o riverenza. Ed è un re appena nato, che ha un valore anche per dei sacerdoti persiani e non solo per gli ebrei. E come stiamo in fatto di bambini alla corte di Erode? Non ce ne sono appena nati, perché i figli che Erode ha avuto da diverse mogli un po’ li ha fatti uccidere e quelli vivi sono comunque già grandi. È a questo punto che la storia dell’Epifania incrocia, sia per Erode che per i Magi, un inaspettato cambiamento: Erode teme che ci sia un pericoloso pretendente al suo trono, i Magi vedono scombussolata la loro teoria astrale. E qui, carissimi, entriamo nella storia anche noi. Ogni anno, dobbiamo scegliere che cosa fare: se stare comodamente a Gerusalemme con Erode e la sua corte, o se metterci al seguito dei Magi che riprendono il loro cammino.

Mi direte: che cosa c’entriamo noi con questa storia lontana? Noi ci crediamo già a Gesù, noi siamo venuti qui in chiesa proprio ad adorarlo, non abbiamo avuto bisogno di lunghi viaggi e nemmeno di stelle. Ebbene, io vi dico: non è qui, perché qui rischia di assomigliare troppo ad una Gerusalemme dorata e regale. La stella? La stella c’è ed è bene seguirla, ma  brilla altrove. Bisogna uscire da qui per trovare Gesù. Se credete che, essendo venuti qui, il vostro compito sia finito, vi avviso che vi trovate dalla parte sbagliata, dalla parte di Erode, siete nella reggia di Gerusalemme, mentre Gesù è altrove, è in una improbabile Betlemme, che si trova fuori di qui, proprio là dove la stella si ferma. La storia dell’Epifania, infatti, non racconta solo il viaggio dei Magi, ma anche quello della stella: era spuntata in Oriente, poi precedeva i Magi nel loro viaggio, «finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino». La stella si ferma perché ha come terminato il suo compito: portare sino alla Luce, non una luce celeste ma la luce terrena che si può scorgere in un bambino appena nato. I Magi rimasero stupefatti, forse increduli davanti ad un segno così povero, ma «si prostrarono e lo adorarono». Il re, dunque, non stava nella reggia, ma dentro una povera casa in un oscuro paese, semplicemente tra le braccia di sua madre. Che cosa significava? Non capirono tutto subito, ma si convinsero che non potevano fermarsi. Questi scrutatori celesti delle stelle, erano anche amanti delle strade fatte di terra e ne imboccarono una nuova, questa volta senza stella.

Ecco, carissimi, Epifania è, ogni anno, quando le feste finiscono, la notizia sempre bella da ascoltare che quel giorno a Betlemme si fermò solo la stella. I Magi non si fermarono. Forse, chissà, stanno ancora camminando. La luce se la portano dentro e la fanno fruttificare nelle opere dei giorni. E noi? Noi che siamo venuti qui, abbiamo anche noi «un’altra strada» per far ritorno alle nostre case e alle nostre attività. Noi, uomini dalla fede abitudinaria e spenta, possiamo imparare dai Magi l’arte di desiderare in grande, senza fermarsi mai…

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