Tutti a parlare di Zaccheo. Invece bisogna parlare di Gesù. Il protagonista è lui. Quell’uomo «piccolo di statura» poteva così salire sull’albero per «vedere chi era Gesù»: l’avrebbe visto passare, e sarebbe ridisceso e tornato a casa sua, esattamente piccolo come era prima. È Gesù che, per vedere un peccatore, «alzò lo sguardo». Mi colpisce sempre questo particolare nel racconto: siamo abituati a pensare che per vedere i peccatori bisogna guardare in basso, molto in basso. Gesù invece guardò in alto, per vederlo nascosto tra il fogliame folto del sicomoro, pianta così adatta a vedere qualcuno senza essere visto. Alzò lo sguardo, Gesù, e si invitò a casa di Zaccheo, in quella casa in cui nessuno degli abitanti di Gerico sarebbe entrato. Infatti – ci dice Luca – «vedendo ciò, tutti mormoravano». Gesù, che cosa stai facendo? Vai a casa di quell’aguzzino, di quel peccatore pubblico che non può più nemmeno chiedere perdono delle sue malefatte? Con tutte le umili case dei derubati ed impoveriti in cui potevi fermarti in quel giorno, sei andato proprio a dimorare nella casa di Zaccheo? Sì, ci risponde Gesù – lo dice anche a noi perché saremmo stati anche noi tra i mormoratori – «Il Figlio dell’uomo è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto». Queste parole ci aiutano a comprendere una verità di cui ci dimentichiamo spesso: prima che Zaccheo si mettesse sulle tracce di Gesù, Gesù già cercava Zaccheo; anzi, Zaccheo cerca Gesù perché Gesù cerca Zaccheo. Se non comprendiamo questa verità – che è il vero motivo del farsi carne di Dio, del suo farsi vicino e simile a noi in Gesù – ebbene, ci sfugge la logica di Gesù e rimaniamo «mormoratori» per tutta la vita, gente che non capisce e continua a vedere solo quello che vuole vedere.
È bellissima la preghiera che la prima lettura ci ha proposto traendola dal libro della Sapienza. «Signore, tutto il mondo davanti a te è come polvere sulla bilancia, come una stilla di rugiada mattutina caduta sulla terra… Chiudi gli occhi sui peccati degli uomini, aspettando il loro pentimento. Tu infatti ami tutte le cose che esistono e non provi disgusto per nessuna delle cose che hai creato… Tu sei indulgente con tutte le cose, perché sono tue, Signore, amante della vita… Per questo tu correggi a poco a poco quelli che sbagliano e li ammonisci ricordando loro in che cosa hanno peccato, perché, messa da parte ogni malizia, credano in te, Signore». Avrebbero dovuto conoscerle queste parole gli abitanti di Gerico, invece «tutti mormoravano». Dovremmo conoscerle anche noi queste parole – che sono all’origine dell’atteggiamento misericordioso di Gesù – e invece le nostre ammonizioni e le nostre correzioni imboccano talvolta vie troppo sbrigative che non trasmettono affatto l’idea che Dio ama tutto ciò che ha creato e che si aspetta certo il ravvedimento del peccatore, ma proprio per questo continua ad amarlo. Credo che la scena di Gerico sia un invito molto forte a cercare quella comunicazione frontale, da volto a volto, che i moderni mezzi di comunicazione – veloci e talvolta assassini – vorrebbero soppiantare. La tecnica di Gesù è quella di autoinvitarsi a casa del peccatore «perché anch’egli è figlio di Abramo» – continua a rimanere uomo anche se peccatore – e suscitare il pentimento e la conversione.
Una tecnica perdente? Spesso sento dire che la condiscendenza verso i peccatori è una via che non ottiene alcun risultato. Non è vero. La condiscendenza al peccato – oggi molto diffusa, per cui non c’è più niente di male – è deleteria, ma non così quella verso i peccatori. E vorrei invitarvi a scorgere il beneficio sociale che la conversione di Zaccheo, ottenuta grazie allo scandaloso gesto di Gesù, ha avuto per tutta Gerico, per tutti quelli che mormoravano. «Oggi per questa casa è venuta la salvezza», dice Gesù dopo aver ascoltato le decisioni annunciate coraggiosamente da Zaccheo, «alzatosi» – stavolta non più tra il fogliame di un albero, ma a viso aperto. È vero, ma il riverbero di quella salvezza, di quella conversione arriva anche in tante altre case di Gerico, se i poveri possono godere di metà del patrimonio di Zaccheo e i derubati si vedono restituire il quadruplo di quanto era stato loro estorto. Ecco, la salvezza portata da Gesù è vera, è addirittura misurabile…