Seconda Domenica di Quaresima. Il monte della preghiera…

La seconda domenica di Quaresima ci porta sempre sul monte della trasfigurazione. L’avvenimento è davvero strano: Gesù porta con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e, davanti a loro, si trasfigura. Come se in un film, più o meno a metà, compaia una scena che anticipa il finale: chi guarda il film non lo sa, si domanda che cosa voglia dire quella scena, e se la ricorderà alla fine del film, quando avrà la consapevolezza anche lui di quanto il regista ha voluto come anticipare dentro la trama del film. In effetti, la trasfigurazione è una scena della vita di Gesù che anticipa la risurrezione: i tre apostoli sono messi di fronte a Gesù, non Dio divenuto uomo, ma uomo nella piena luce di Dio; davanti a loro non sta il miracolo dell’incarnazione, ma in un certo senso la sospensione di questo miracolo, in un anticipo dell’ascensione al cielo del Cristo che porta in Dio la nostra umanità trasfigurata nella gloria. Si comprende il grande entusiasmo del solito Pietro, che vorrebbe sempre stare lì: in effetti, quello è uno scorcio di Paradiso. Eppure, quel volto trasfigurato di Gesù deve prima essere sfigurato dagli uomini, quel corpo luminoso deve prima essere trafitto e portare i segni dei chiodi. La trasfigurazione è solo un flash di divinità dentro un cammino umano che deve ancora essere percorso, e, difatti, a completare la visione c’è la voce che esce dalla nube – simbolo della presenza di Dio – e che costituisce come la didascalia di quell’immagine gloriosa: «Questi è il Figlio mio, l’eletto: ascoltatelo!». Come a dire ai tre apostoli: quanto avete contemplato sta in fondo ad un cammino umano di ascolto, fiducia, sequela. Il monte della trasfigurazione, quindi, è anticipo della meta, ma soprattutto tappa, sosta che rinfranca e consola e che vuole motivare la fatica del cammino.

Chi è questo Gesù a cui noi cristiani facciamo riferimento per la nostra vita? Un grande uomo? Uno che dice cose sagge? Ho la sensazione che anche noi cristiani spesso lo pensiamo così: uno che ispira le scelte della nostra vita, ma solo sino ad un certo punto, e precisamente fino al punto in cui il suo insegnamento così forte e radicale non giunge in rotta di collisione con le pretese della nostra libertà. Fino a quel punto le parole di Gesù sono ordini, poi diventano improvvisamente consigli. Consigli di un uomo saggio, che, però, vive tra le nuvole, come tutti i sapienti, del resto, che sono un po’ fuori dal mondo e non hanno tutti e due i piedi piantati per terra. Le regole di Gesù vanno bene finché collimano con i nostri bisogni e non ostacolano i nostri desideri: oltre questo limite, diventano opinioni di un uomo grande, ma, come tutti i grandi uomini, un po’ troppo idealista. Guardate, esattamente qui sta il problema della serietà della scelta cristiana: solo se Gesù è l’eletto di Dio, il Figlio di Dio da ascoltare sempre, solo così quella luce, che tanto impressiona gli apostoli sul monte, può davvero illuminare anche la nostra vita e costituire come una promessa anticipata dell’esito finale che l’aspetta. Altrimenti Gesù assomiglia ad una lucina intermittente che si accende sempre di meno e lascia sempre più ampi spazi di buio.

Come fare a tenere sempre collegata la spina della vita alla fonte di energia di Gesù? Il cristianesimo ha immesso nella storia una parola – non nuova nel suo suono, ma nuova nel suo significato – che dice questo legame: preghiera. Perché vi sia luce nella lampadina, la corrente non deve arrivare e fermarsi, ma deve passare e deve come tornare continuamente indietro alla sua fonte: il filo c’è proprio per questo, per fare da conduttore dell’energia, e solo se il circuito è chiuso, la lampadina si accende. La preghiera non è, come spesso erroneamente crediamo, un fiume che va in un’unica direzione, un filo che, grazie alle nostre parole, ci unisce a Dio che le ascolta. È, invece, un circuito in cui l’energia per chiedere e per lodare e per ringraziare – in una parola, per accenderci come una lampadina – ci proviene dalla fonte della luce, che è Dio, e a lui ritorna, sotto forma delle nostre parole, delle nostre preghiere, dei nostri lamenti, delle richieste o delle esclamazioni di lode. In questo circuito tra Dio e l’uomo, quanto è importante la persona di Gesù, che è come il filo che continuamente porta a noi l’energia di Dio e porta a Dio le nostre preghiere!

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